La procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati venti persone e una società per responsabilità dell’ente. Le accuse sono disastro colposo e omicidio colposo stradale plurimo. Non è stato contestato l’attentato alla sicurezza dei trasporti. La società risponde di omicidio colposo plurimo aggravato dal mancato rispetto della normativa anti infortunistica.
A distanza di oltre 20 giorni dalla tragedia, alla procura di Genova sono andati avanti gli incontri, l’analisi delle perizie e il riscontro dell’immensa mole di dati (cartacei e informatici) raccolti. «È una indagine complessa, stiamo studiando, ma dobbiamo fare in fretta», ha ribadito anche l’altro giorno il procuratore capo Francesco Cozzi dopo aver incontrato i sostituti Massimo Terrile e Walter Cotugno. In tarda mattinata era andato con il procuratore generale Valeria Fazio nella zona rossa dove aveva visitato lo stabilimento di Ansaldo: «Ci sono aziende in sofferenza – ha spiegato –, per questo bisogna consentire che le attività riprendano il più presto possibile». Il compito degli inquirenti non era facile: ricostruire un puzzle con pezzi estremamente eterogenei, alcuni dei quali coperti dalla polvere del passato. In questi giorni, la Guardia di Finanza ha passato al setaccio tutti gli studi e i progetti preliminari fatti anche negli anni precedenti per risalire alle prime segnalazioni sullo stato di ammaloramento del viadotto e a breve potrebbero essere sentiti i professori del Politecnico di Milano e i tecnici del Cesi sugli allarmi lanciati nei loro studi fin dal 2016.
Le Fiamme gialle hanno consegnato alla procura un elenco di persone che potrebbero avere avuto un qualche ruolo o una qualche responsabilità per il crollo costato la vita a 43 persone. Tredici i nomi di coloro che si sono occupati del progetto di ristrutturazione del viadotto dal 2015, ma si arriva a venticinque se si va indietro nel tempo prendendo in considerazione anche interventi precedenti. A breve la Procura presenterà la richiesta di incidente probatorio. Restano ancora dei dubbi sull’esatta dinamica del crollo. I periti dei pm hanno consegnato una prima relazione sulle probabili cause attribuendole a un cedimento strutturale all’antenna del pilone 9, il punto in cui i tiranti si congiungono all’estremità del sostegno. E studiando i carteggi tra le varie diramazioni del ministero delle Infrastrutture, gli investigatori hanno individuato come almeno in un’occasione i dirigenti del ministero dei Trasporti avessero palesato la certezza che tempi si stessero dilatando oltremisura per gli interventi sul Morandi.
E oggi dovrebbero essere installati i sensori sui tronconi del ponte. Una buona notizia per gli sfollati perché questo permetterebbe loro di rientrare nelle loro case al sicuro, almeno per qualche ora: il tempo necessario per riprendersi qualche oggetto caro da quegli alloggi abbandonati in fretta e furia quasi un mese fa.
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