“Parlami d’amore, Maria”. E’ il titolo dello spettacolo che andrà in scena sabato sera alle 21 al Teatro Sacco di Savona. In scena Massimo Ivaldo. Le scene sono di Francesca Traverso e l’aiuto-regia è a cura di Antonio Carletti. Lo spettacolo viene messo in scena con il contributo dell’assessorato alla Cultura della Regione. Nel 2008 “ Parlami d’amore Maria” è stato sottotitolato “spettacolo dedicato alle donne di ogni età e agli uomini che le sanno ascoltare.
Questa è una storia che parla del tentativo di ascoltare le varie componenti di una colonia femminile che ha avuto il destino di comporsi dentro una casa di riposo. Le donne qui rappresentate, ad un punto della vita, hanno rinunciato, volenti o nolenti, alla vicinanza naturale con le proprie affettività familiari. Compresa la casa, il letto matrimoniale, investiti anch’essi di sentimenti perché parti integranti di gioie e dolori. Molte di queste donne sono arrivate assieme a una valigia e poche cose. E di poco hanno dovuto accontentarsi: di una camera divisa fra compagne sconosciute, di un letto di ferro mai visto, di pareti di altro colore. Di un presente forse poco sensato, e di una prospettiva di poco futuro. Eppure hanno molto passato, e le immagini sono fotografate nei loro occhi, i ritornelli nelle loro voci. Gli amori, incantati, sulle loro labbra. Boccacceschi, passionali, ironici e romantici, unici. Da allora cantiamo le serenate. Di giorno. E la vita continua a fare i dispetti alla morte. Un animatore che si fa testimone, scrittore e narratore per restituire prima a loro e poi a tutti i preziosi valori, l’ironia, le emozioni mai perse nel tempo. Un tempo presente che conta: cioè che sa enumerare, e che rappresenta, che vale. Cöntà, poi, in dialetto ligure, significa proprio “raccontare”. Questa è anche la storia di Parlami d’amore Mariù. “Da bambino la cantavo alla mia fidanzata. Immaginaria. Da grande le canzoni le ho usate per parlare. La musica l’hanno composta loro, le mie donne imbiancate dell’Istituto Doria, la più grande casa di Riposo in Liguria. La Casa di tutte e di nessuna. Fuori da ogni porta la scritta “Reparto Donne”, sì, anche “Donne” scritto in maiuscolo. Ho provato a non scordarmelo mai. Come i loro racconti. Facendo l’animatore, ho avuto la fortuna di scriverli e registrarli, per risentire quei valori, l’ironia, le emozioni cresciute nel tempo. Incominciai a farlo quando parlava mia nonna Maria. La chiamavano Miglia, e a me piaceva, perché lei aveva fatto tanta strada, e se la ricordava tutta. Ebbe la fortuna di vivere tutta la vita in casa sua. Mi guardava negli occhi e mi chiedeva se ero innamorato, se avevo la bella. Rispondevo nel mio dialetto maccheronico. Rideva. “L’importante è capirsi!”, mi diceva. “E lei chi è? Il tuo ultimo amore? E allora sarà sempre il primo!” Ora non sento la sua mancanza. Sento la sua presenza “Bisogna raccontare le cose come sono”, diceva. E’ stata la persona più vera che abbia conosciuto”, dice Massimo Ivaldo.
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