Genova. Nuovi indagati per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone. Gli uomini del primo gruppo della guardia di finanza stanno notificando in queste ore i nuovi avvisi di garanzia. Gli indagati, tra Spea e Autostrade, sono una trentina. I nuovi indagati, tra cui anche dirigenti del ministero delle Infrastrutture, si aggiungono alle 21 persone fisiche già iscritte nel registro e alle due società, Autostrade e Spea. L’accusa è di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, lesioni colpose. Secondo quanto appreso, le indagini si sarebbero spinte fino ai primi anni ’90, da quando cioè venne eseguito il primo lavoro di retrofitting nella pila 11. Secondo l’accusa, tutti sapevano che la struttura presentava avanzati stati di ammaloramento ma nessuno fece nulla. Non si intervenne dal 1992 fino al 2015, quando iniziarono gli studi sulle altre due pile per arrivare al progetto di retrofitting nel 2017 approvato definitivamente nel giugno 2018. I lavori sarebbero dovuti partire tra la fine del 2018 e la primavera del 2019.
Per alcuni indagati i pm hanno ipotizzato anche il falso, per le relazioni sullo stato del viadotto non corrispondenti alla realtà. Le persone indagate, secondo gli inquirenti, avevano tutte una posizione di garanzia per quanto riguarda le manutenzioni e i controlli. I nuovi avvisi di garanzia sono stati notificati per consentire la partecipazione al primo incidente probatorio attualmente in corso che serve a fotografare lo stato del ponte ma anche per poter avviare altri accertamenti tecnici non ripetibili.
Continua a leggere le notizie di Mediagold, segui la nostra pagina Facebook e X, resta aggiornato con le nostre ultime notizie da Google News.