Borghetto. «La Procura della Repubblica di Roma indaghi sull’omicidio di Paolo Prato Paredes». Claudio Falleti, l’avvocato della famiglia del giovane italo messicano ucciso, dopo essere scomparso dal Mercato dell’Unione di Hidalgo il 19 settembre scorso, chiede che anche la magistratura della Capitale s’interessi del caso, ancora avvolto nel mistero. La stessa Procura romana, peraltro, già indaga su altri omicidi di italiani avvenuti all’estero. Uno per tutti quello di Giulio Regeni. «Paolo Prato Paredes era un giovane iscritto all’anagrafe del Comune di Borghetto Santo Spirito – ricorda il legale – Aveva una doppia nazionalità e un doppio passaporto. Quindi crediamo che sia doveroso che anche l’autorità giudiziaria romana apra un fascicolo per omicidio e si interessi della vicenda». Lo chiede anche la madre Martha Paredes Rossano che avrebbe voluto trasferire le ceneri del figlio assassinato in Italia. «Purtroppo – dice – ciò non è possibile perché trattandosi di un omicidio la magistratura messicana non ha concesso alcun permesso. Tuttavia chiediamo che non venga archiviato il caso ma chiedo, come già annunciato dal mio avvocato, che venga ricostruita tutta la vicenda, dal momento della sparizione di mio figlio al ritrovamento del cadavere in un dirupo lontano da Puebla». Le indagini della polizia messicana, al momento, sono concentrate su un’unica pista: la droga. «Non è quella giusta – sostiene l’avvocato Falleti – Paolo Prato Paredes potrebbe aver incontrato una persona al mercato per una storia personale. Gli stessi amici del ragazzo sostengono che Paolo, ultimamente era preoccupato. Dieci giorni prima di essere ucciso era tornato da Cancun per stare accanto alla madre che stava concludendo le procedure per affittare la casa dove abita. Forse è in quella direzione che si dovrebbe indagare. Tuttavia ritengo che sia necessario l’interessamento della Procura romana che potrebbe sollecitare le autorità diplomatiche ad acquisire la documentazione dell’inchiesta aperta da quella messicana che coordina la polizia. In questo momento, infatti, né io né tantomeno il collega dell’Oma (Organizzazione Mondiale degli Avvocati) che lavora al caso in Messico è riuscito ad ottenere neppure una pagina del fascicolo».
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