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Savona. “Tutto ciò che non è sicuro e non è essenziale va fermato. Anticipare in modo avventato la ripresa farebbe ripartire il contagio e non il Pil”. Lo afferma Andrea Pasa, segretario generale di Cgil Savona, in “risposta” a quelle aziende savonesi che chiedono “di produrre in deroga al decreto”. “Mentre il mondo si interroga su come gestire questa emergenza sanitaria la risposta di molte imprese è una comunicazione al prefetto per continuare a tenere aperti i cancelli della fabbrica, e delle imprese in deroga alle disposizioni del decreto del Governo – afferma Pasa – Deroghe e comunicazioni che spesso riguardano filiere che dovrebbero restare chiuse perché non essenziali. Alcune imprese del territorio hanno letto le misure restrittive come una sorta di esproprio architettato da sindacato e governo, non come una decisione per tutelare la salute pubblica, non hanno ancora capito che stoppare per qualche settimana la produzione ed anticipare in maniera avventata la ripresa delle attività farebbe ripartire il contagio e non il pil. Per cui il primo passo, anche a livello economico, è quello di superare con efficacia questa fase acuta dell’epidemia, basta vedere i dati, oltre 500 morti in Liguria e 3700 positivi per accorgersi che l’emergenza non è ancora finita”. “Il Prefetto cosa risponde? In questi giorni ha avviato un’attività di verifica con il coinvolgimento di tutti gli enti possibili che stanno svolgendo gli accertamenti di competenza. Sulle oltre 400 comunicazioni che sono arrivate al prefetto (fino a venerdì scorso) ma ogni giorno sono decine e decine le comunicazioni, oltre il 40% per il Sindacato unitariamente sono da stoppare perché non essenziali. Purtroppo, spesso, la sicurezza nelle fabbriche e soprattutto nelle attività di sub appalto non viene garantita, al di là delle dichiarazioni degli imprenditori. Per questo ci battiamo perché lavorino solo i dipendenti delle filiere essenziali con la garanzia assoluta del rispetto delle norme sulla sicurezza per la tutela della salute di chi lavora”. Secondo Pasa “tutto ciò non è solo una questione di tutela degli addetti ma è un contributo decisivo allo sforzo collettivo di contenimento del contagio. Ridurre la mobilità e gli spostamenti delle persone ed evitare tutto ciò che può esporre a rischi significa contribuire ad accorciare il circuito del virus. Un concetto che alcuni imprenditori proprio non vogliono capire. È chiaro che siamo tutti preoccupati dalle drammatiche conseguenze economiche dovute alla sospensione, anche perché purtroppo questa crisi avrà un impatto ancor più violento di quella del 2008. Basti pensare che in sole due settimane in Provincia di Savona abbiamo sottoscritto come Cgil oltre 800 accordi di cassa integrazione, deroga, Fis cc ecc- …che interessano circa 11 mila lavoratrici e lavoratori del nostro territorio. Tutti i settori sono interessati, quelli più colpiti sono l’artigianato, il turismo, il commercio e il settore delle costruzioni. Numeri che danno una prima idea sul drammatico impatto che questa emergenza sanitaria sta avendo anche sull’economia locale. Tuttavia, saranno solo le autorità sanitarie che potranno decidere con cognizione di causa quando sarà il momento in cui poter riaprire”. “Non siamo noi a dover discutere di date, spetta alla comunità scientifica. Ma spetta a noi e alle istituzioni tutte, insieme alle associazioni datoriali, mettere in sicurezza la salute delle persone perché viene prima di ogni altra cosa. Per questo continuiamo a dire che tutto ciò che non è sicuro e non è essenziale va fermato, così si difende la salute delle persone che lavorano e il lavoro. Pensando anche al dopo, alla fine dell’emergenza sanitaria. Serve un lavoro collegiale per arrivare ad una graduale riapertura delle attività, Per questo va assicurata da subito la liquidità alle Imprese perché grandi o piccole che siano non devono chiudere, bisogna mettere in atto provvedimenti sia per assicurare liquidità alle imprese sia per il sostegno al reddito dei lavoratori”. “Bisogna però porre alcune condizioni, non devono licenziare, né delocalizzare e devono garantire l’assoluta sicurezza dei propri lavoratori. Perché una volta finita l’emergenza non si può tornare alla situazione precedente, va cambiato il modello di sviluppo, partendo da investimenti pubblici sulla ricerca, sull’istruzione, sulla riqualificazione ambientale e soprattutto sulla sanità pubblica. Con l’auspicio che davvero tutti, indipendentemente dal colore politico, lungo la scia di sprechi, inefficienze, corruzione, scelte sbagliate anche degli ultimi anni (vedi ospedale di Cairo Montenotte ed Albenga) abbiano capito da questa drammatica esperienza che la Sanità pubblica è un bene troppo importante per continuare a svenderlo ai privati e a de finanziarlo come è avvenuto negli ultimi 30 anni nel nostro paese. Si deve garantire l’articolo 32 della nostra meravigliosa Costituzione che afferma che ‘la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti’”.

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