Genova. La pila 8 del ponte Morandi sarà smontata con procedimenti meccanici, e non con microcariche esplosive. Il dietrofront trapela al termine dell’ultimo confronto in Prefettura tra i rappresentanti dei vigili del fuoco, carabinieri, polizia mineraria, Regione Liguria e artificieri prima della decisione definitiva.
La pila 8 non sarà dunque demolita sabato 16 marzo, come inizialmente previsto. Un cambio di programma che, da quanto si apprende, sarebbe dovuto alla necessità di non allungare i tempi dopo il secondo rinvio per far fronte al rischio amianto evidenziato dalle ultime analisi di Asl e Arpal. La pila, quindi, sarà demolita meccanicamente, non tanto per i rischi ambientali ritenuti minimi, quanto per evitare ulteriori ritardi. Dopo l’integrazione fornita da Asl e Arpal, infatti, era emerso che le procedure di demolizione avrebbero dovuto essere aggiornate con ulteriori ‘cannon fog‘ e barriere per evitare la dispersione di polveri potenzialmente pericolose. Un aggravio in termini temporali che non avrebbe permesso di premere il pulsante entro questa settimana.
Ma la scelta se utilizzare o meno l’esplosivo spetta alla struttura commissariale. In caso di addio definitivo alla dinamite, bisognerà aggiornare l’intero progetto di demolizione. La decisione è frutto delle analisi effettuate sul calcestruzzo che evidenziavano la presenza, seppur minima, di amianto. Da qui il cambio del piano per lo smontaggio. Al momento rimarrebbe la volontà di usare la dinamite sulle pile 10 e 11, quelle più vicine alle case sul lato est del viadotto. “Ci siamo solo aggiornati ma oggi non avevamo elementi su cui discutere rispetto alla nostra competenza in materia di esplosivi. L’istruttoria tecnica è già stata affrontata e conclusa”, si è limitato a dire fuori dalla Prefettura Gabriele Mercurio, membro della commissione.
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