Ci sono sempre meno spiagge libere. È quanto emerge da un report di Legambiente effettuato su tutto il territorio costiero italiano, basandosi sui dati del MIT e di Regioni e Comuni.
La Liguria, in particolare, è la prima regione per percentuale di costa sabbiosa occupata: il 69,8% è in mano a stabilimenti balneari (1175), campeggi (273), circoli sportivi e complessi turistici.
Anche per quanto riguarda la costa non balneabile a causa dell’inquinamento, la nostra regione (7,3%) è terza dietro solo a Sicilia (19%) e Campania (15,5%).
Dati per nulla incoraggianti, soprattutto se confrontati con l’obbligo di legge di riservare almeno il 40% delle coste alla libera balneazione.
La privatizzazione delle coste liguri, secondo il presidente ligure di Legambiente Santo Grammatico, ha radici ben precise: «La forte urbanizzazione, la presenza di porti commerciali e turistici, i servizi e lo sviluppo industriale hanno ridotto lo spazio libero e fruibile per i cittadini e l’erosione costiera, con l’intensificarsi di fenomeni sempre più intensi come le mareggiate, stanno mettendo a dura prova questo ristretto spazio.»
Rinaturalizzare e rigenerare, dove possibile, tratti di costa rimane uno dei propositi principali di Legambiente, che da tempo ha preso a cuore la questione delle spiagge libere in Liguria. «Bisogna evitare – ha concluso Grammatico – la costruzione di impattanti opere di difesa che non risolvono il problema, se non localmente spostandolo su tratti di costa limitrofi e portare le spiagge libere della Liguria al 40% come previsto dalla legge».
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