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Di fronte ai disastri provocati dai recenti eccezionali eventi meteorici ci si chiede quali strategie si possano adottare per una efficace azione di difesa.

Può essere utile aprire un confronto e fare un’analisi della situazione partendo da un presupposto: è possibile risanare l’entroterra per salvare la costa.

Per far questo bisogna rivalutare la realtà dei “piccoli comuni” del nostro entroterra utilizzando tutte le opportunità che oggi vengono offerte: dalle tecniche di ingegneria ambientale adatte a contrastare il dissesto idrogeologico, alle nuove possibilità di vita per i cittadini che scelgono di ritornare popolare le zone meno urbanizzate della nostra provincia, approfittando delle nuove tecnologie internet (“fibra ottica” per la “banda larga”), da utilizzare per inserirsi nello smart-working, oggi in rapida ascesa.

Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiarava: “siamo fortemente determinati a portare internet e la banda larga su tutto il territorio nazionale a partire dalle aree interne e dai “piccoli comuni”, utilizzando anche il meccanismo europeo del Recovery Fund.”

Nella realtà savonese (entroterra di Albenga) abbiamo il Comune di Castebianco che già nel 2007 era famoso per essere il primo e unico “borgo medievale” in cui tutte le sue case erano cablate con cavi a fibra ottica. La situazione odierna vede solo un numero limitato di piccoli comuni savonesi coinvolti nel processo di modernizzazione: tra i cantieri aperti per la posa dei cavi possiamo citare Ortovero, Castelvecchio di Rocca Barbena, Bardineto, Calizzano, Dego, Sassello, Bormida e Quiliano, ma la maggior parte dei comuni della provincia è in attesa di questi interventi necessari per la connessione veloce.

Recentemente si sono registrati risvolti inattesi, per l’impatto Covid, con la riscoperta di luoghi dell’entroterra dove il distanziamento è facile e i collegamenti internet funzionano. Questo permette l’estendersi dello “smart working” (o lavoro agile) e una singolare inversione culturale.

I grandi insediamenti urbani attraggono meno e in definitiva le competenze digitali di tanti lavoratori consentono la riscoperta di questi “piccoli comuni”: una realtà che in Italia comprende 11 milioni di cittadini in 5585 comunità periferiche con popolazione inferiore a 5000 abitanti.

Nella Liguria si è constatata una perdita di abitanti nei grandi centri urbani e nel savonese si è registrato uno spostamento di molte famiglie dalla costa verso l’entroterra alla ricerca di ambienti con elevato standard di vivibilità. Genova e Savona, come quasi tutti i comuni costieri, perdono residenti, mentre una tendenza contraria si verifica nel ponente dove alcuni piccoli comuni negli ultimi anni sono rinati: Tovo San Giacomo e Rialto si ripopolano, come Giustenice, che aveva 500 abitanti nel 1971 e ora quasi 1000.

Realtà territoriali che sono progredite nonostante una dura lotta contro il dissesto idrogeologico causato dai cambiamenti climatici. A Rialto, per fenomeni franosi, la Borgata Berea ha dovuto affrontare un blocco stradale di oltre 10 mesi, con danni rilevanti per tutte le attività.

Per agevolare questa svolta positiva esiste anche la Legge 6/9/2017 n.258 (Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni – disposizioni per la riqualificazione e recupero dei loro centri storici) che, con uno stanziamento di 100 milioni di Euro (dal 2018 al 2023), può dare un contributo importante. La norma vuol favorire la residenza nei luoghi prescelti promuovendo lo sviluppo economico e sociale, e tutelando il patrimonio naturale, garantendo un sistema di servizi essenziali (sanità, scuola, uffici postali, ecc.) resi possibili da una rete internet efficiente.

Il recupero dell’entroterra rappresenta una risorsa per tutto il territorio, anche in difesa delle comunità costiere quando promuove attività di contrasto al dissesto idrogeologico.

In questa prospettiva è fondamentale il rilancio delle attività agricole, la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, l’accrescimento dell’efficienza energetica nel patrimonio edilizio con la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Il recupero di tanti edifici abbandonati può favorire l’imprenditoria giovanile e l’avvio di nuove attività turistico-commerciali, alberghi diffusi, B&B, agriturismi, in funzione della produzione e della vendita di prodotti provenienti da filiera corta (Km.0).

Tutto questo sarà possibile con lo sviluppo dei collegamenti internet a “banda larga” con fibra ottica, riducendo il più possibile nel nostro entroterra il numero dei ripetitori di radio-frequenze che causano un pericoloso inquinamento elettromagnetico.

Il Portavoce dei Verdi” della provincia di Savona,

Gabriello Castellazzi

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