L’analisi dell’Ufficio studi Confartigianato (dati Mef aggiornati a settembre 2017)
A fronte di una media nazionale di 60 giorni, i tempi di pagamento dei Comuni liguri si attestano a 50 giorni. Secondo l’analisi dell’Ufficio studi Confartigianato (dati Mef aggiornati a settembre 2017), la Liguria si posiziona così al 12esimo posto in Italia, a pari merito con la Lombardia, dietro a regioni i cui tempi medi sforano di gran lunga la media nazionale: Molise (109 giorni), Campania (99), Umbria (93). Tra le regioni più virtuose, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano, con valori compresi tra i 33 e i 29 giorni.
Guardando più nel dettaglio, solamente il 33,3 per cento di Comuni della nostra regione paga entro il limite di legge di 30 giorni (la media italiana è del 35,2 per cento). La maggior parte dei Comuni liguri (41,5 per cento) salda i propri fornitori tra i 31 e i 60 giorni, mentre il 15 per cento tra i 60 e i 90 giorni. Tra i 90 e i 180 giorni rientrano le tempistiche di pagamento dell’8,8 per cento delle amministrazioni comunali liguri. L’1,4 per cento impiega oltre sei mesi. La situazione non migliora (anzi) se si considerano i tempi di pagamento dal punto di vista degli importi che i Comuni devono saldare. Il 90 per cento del totale dovuto ai fornitori è pagato sforando i limiti di legge: 794,6 milioni di euro su 880,5. Di questi, oltre 662 milioni di euro sono stati saldati a 60 giorni, mentre 93,5 milioni di euro sono stati pagati tra i 90 e i 180 giorni. Solamente 86 milioni di euro sono stati saldati ai fornitori nelle tempistiche di legge.
“Considerando l’importanza che i tempi di pagamento delle amministrazioni comunali rivestono nel sistema delle micro e piccole imprese, incidendo soprattutto sulla loro situazione creditizia, è evidente che le performance dei Comuni liguri debbano ancora migliorare – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Il debito della pubblica amministrazione resta quindi una questione spinosa nel nostro Paese, ma ci fa piacere constatare che il nuovo contratto di governo prevede al punto 11 la compensazione tra debiti e crediti nei confronti della PA, uno dei nostri cavalli di battaglia storici”.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2017 l’Italia mostra un debito commerciale della pubblica amministrazione verso le imprese per beni e servizi (per la sola parte di spesa corrente) pari al 2,8 per cento del Pil: il secondo più elevato dietro alla Croazia (3,1 per cento) e quasi doppio rispetto alla media dell’Eurozona e dell’Ue (entrambe con l’1,6 per cento). Il peso del debito della Pa verso le imprese è dell’1,5 per cento del Pil francese, dell’1,4 per cento nel Regno Unito, dell’1,2 per cento in Germania. L’Italia è al primo posto per valore assoluto dei debiti commerciali di parte corrente, pari al 20,9 per cento del totale Ue e al 28,5 per cento del totale Eurozona. L’aspetto positivo è rappresentato dalla diminuzione dei debiti commerciali in Italia, in termini assoluti e relativi: in un anno il valore diminuisce del 2,1 per cento, in controtendenza rispetto al +1,1 per cento dell’Eurozona. In 5 anni il calo è stato del 24,8 per cento, tre volte più intenso del -7,6 per cento dell’Eurozona.
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