Altare. Anche se il prezzo era davvero da saldo, l’ennesima asta per la vendita delle ex Terme di Vallechiara è andata nuovamente deserta. Il Tribunale di Savona aveva disposto la vendita dello stabilimento di acque minerali di Altare al prezzo tondo di un milione di euro. Fallito il tentativo di vendita giudiziaria a poco meno di un milione e mezzo e fallito anche quello successivo a un milione e 200 mila euro, l’azienda di Altare era stata rimessa all’asta con un ulteriore sconto di quasi il 25%. Il termine fissato dal curatore fallimentare Pierlazzaro Cerruti per presentare l’offerta presso lo studio del notaio Agostino Firpo di Savona scadeva ieri, martedì 27 novembre. Ma nessuno si è presentato con la cauzione necessaria per partecipare alla gara. Giudice delegato al fallimento e curatore dovranno ora decidere il prossimo passo per poter alienare l’immobile, ormai in stato di abbandono. La fabbrica è infatti inattiva dalla fine del 2013 ed è stata dichiarata fallita nel novembre del 2016. Il valore dello stabilimento era stato stimato dal perito, l’ingegnere Sergio Fenoglio, tenendo conto dello stato di conservazione dei beni subito dopo la sentenza fallimentare. L’azienda si trova in località Lipiani di Altare e si estende su una superficie di quasi 12 mila metri quadrati, di cui 4.400 coperti da fabbricati. I reparti produttivi occupano circa 2.500 mq e vi sono installate due linee di confezionamento (vetro e pet) per una capacità annua di circa 50 milioni di bottiglie; il magazzino si estende su 1.500 mq. e l’area coperta per carico/scarico ha una superficie di 400 mq. Oltre allo stabilimento, la vendita comprende la concessione su 550 mila metri quadrati di terreni, in gran parte costituiti da boschi, lungo la collina a sud della fabbrica, dove si trovano le sorgenti di captazione dell’acqua. Le richieste economiche della curatela si sono progressivamente ridotte, con l’obiettivo di consentire la ripresa produttiva del sito. Ma finora questo non è bastato a fare emergere degli interessi imprenditoriali.
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