Continua il momento negativo delle imprese artigiane in Liguria ma, all’orizzonte, potrebbero esserci segnali di ripresa. E’ quanto emerge dai dati diffusi da Infocamere-Movimprese sui primi tre mesi del 2019 che fotografano come la crisi del settore prosegua: nella nostra regione infatti tra gennaio e marzo hanno chiuso i battenti 1288 imprese, contro le 1128 che hanno aperto, con un saldo negativo quindi di 160. Un calo dello 0,37% che ha portato il dato delle microimprese ad oggi attive a 43251. Un altro trimestre col segno meno, quindi, ma qualcosa di positivo c’è comunque.Prima di tutto, il dato ligure è migliore di quello nazionale (-0,8%) e poi questo primo trimestre del 2019 è meno negativo dello stesso periodo del 2018, quando il calo di imprese fu dello 0,8%. La crisi sembra quindi allentare la propria morsa sul tessuto economico ligure.
“Statisticamente il primo trimestre, con le chiusure di fine anno, è il peggiore – dice Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – quindi, analizzando i dati con cauto ottimismo, possiamo affermare che l’emorragia sta rallentando. Serve una forte iniezione di ossigeno: ridurre le tasse a livello nazionale, finanziare gli strumenti di credito dell’artigianato e far partire gli incentivi comunitari”. Tornando ai dati, fra gennaio e marzo, il calo più importante lo si è avuto nel numero delle società di persone (-1,64%), con una sostanziale tenuta delle ditte individuali (-0,26%). Il dato positivo invece arriva dalle società di capitali che registrano una crescita del 2,08%. Fra le province liguri, a registrare il calo maggiore sono Imperia (-0,64%) e Savona (-0,63%), con Genova che si attesta sul -0,19%, con 605 imprese aperte e 659 chiuse. Il dato migliore arriva da La Spezia, con -0,11%. Tutte le quattro province liguri, comunque, fanno meglio della media nazionale.
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