Allarmante balzo del 59% di truffe e reati agroalimentari che toccano tutti i principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve al miele dalla carne al pesce: più di un italiano su cinque (17%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2018 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati.
E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’ agroalimentare. Purtroppo il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Il risultato sono la moltiplicazione dei prezzi, che per l’ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, i pesanti danni di immagine per il Made in Italy in Italia e all’estero e i rischi per la salute con 399 allarmi alimentari, più di uno al giorno nel 2018 in Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del Sistema di allerta rapido dell’Unione europea RASFF. Senza trascurare le conseguenze sull’ambiente con le discariche abusive e le illegalità nella gestione dei rifiuti che fanno registrare oltre 30mila ecoreati all’anno in Italia.
In Liguria tra le produzioni che vanno difese maggiormente dalle frodi vi sono il vino, l’olio, il miele e il pesce del mar Ligure. Con il pesce d’importazione si rischia d’imbattersi in pesce vecchio “ringiovanito” con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di dare una freschezza (solo) apparente, mentre il miele che arriva rischia di essere stato “tagliato” con sciroppo di riso o di mais mentre l’olio di semi colorato alla clorofilla potrebbe essere spacciato per extravergine. Questi sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.
“E’ necessario – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. È per questo che serve assolutamente applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti ma va anche tolto, in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero, in modo da consentire interventi mirati in situazioni di emergenza anche sanitaria. L’intera filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, non può essere soggetta alle organizzazioni malavitose, per non rischiare di trovarsi nel piatto cibo guasto che nuoce alla nostra salute oltre che danneggiare l’economia dei nostri territori e nazionale”.
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