Genova. Alle 19.41 del 25 gennaio, migliaia di luci saranno pronte ad accendersi in oltre 100 piazze italiane, per ricordare il momento esatto dell’ultimo sms inviato da Giulio Regeni prima di essere sequestrato in Egitto, sottoposto nei giorni successivi a feroci torture e poi assassinato. Amnesty International Liguria e ADI Genova, Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, coordinato da Simone Pitto, organizzano a Genova una fiaccolata per continuare a chiedere “VERITÀ PER GIULIO REGENI“, a tre anni dalla sua scomparsa.
Un corteo partirà da palazzo San Giorgio alle ore 18.30 per arrivare in Piazza De Ferrari. Alle 19.41 il corteo si fermerà per osservare un minuto di silenzio in Piazza De Ferrari. Sempre in Liguria, ad Albenga, alle ore 18.30 l’appuntamento è in Piazza IV novembre, dove si potrà firmare l’appello di Amnesty “Verità per Giulio Regeni”. Alle 19.30 da lì partirà un corteo nel centro storico fino a piazza S. Michele, dove alle ore 19.41, dopo un minuto di silenzio, verrà letto un comunicato dei genitori di Giulio. A Sanremo invece l’evento si svolgerà in via Escoffier, angolo via Matteotti, a partire dalle ore 19.15. E’ organizzato dal gruppo sanremese di Amnesty International Italia, in collaborazione con le Associazioni di Ottobre di Pace e con l’adesione della Sezione Soci Coop di Sanremo. Tutti possono partecipare alle iniziative organizzate per il 25 gennaio: scuole, università, singole persone. “Siamo qui ad organizzare il terzo e, speriamo, ultimo anniversario della scomparsa di Giulio in assenza della verità – ha dichiarato in una nota ufficiale Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia – ma allo stesso tempo siamo in attesa dei famosi “passi in avanti” annunciati dal governo italiano in diverse occasioni. Per ora l’unica cosa che vediamo è la promozione del turismo in Egitto, il nostro paese amico, e l’intensificarsi di scambi commerciali e diplomatici”. “In questi tre anni – ha ricordato Paolo Bensi, Responsabile Amnesty Liguria – grazie all’aiuto delle nostre attiviste e dei nostri attivisti, abbiamo continuato a chiedere la verità con iniziative in ogni parte del paese. Continueremo fino a quando ci sarà una verità giudiziaria che coincida con quella storica, che attesti quel “delitto di stato”, ne accerti le responsabilità individuali e le collochi lungo una precisa catena di comando”. Giulio Regeni era un cittadino italiano e uno studente di dottorato presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Stava conducendo una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto nel periodo successivo al 2011, quando finì il governo di Hosni Mubarak. Era al Cairo per svolgere la sua ricerca quando, il 25 gennaio 2016, il quinto anniversario della “Rivoluzione del 25 gennaio”, è scomparso. Il suo corpo, tumefatto da evidenti segni di tortura, è stato ritrovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso ai bordi dell’autostrada Cairo-Alessandria. La brutale uccisione del giovane ricercatore italiano ha scioccato il mondo, ma ha anche acceso i riflettori sul metodo delle sparizioni forzate praticato oggi in maniera sistematica in Egitto e documentato attraverso fatti e testimonianze da Amnesty International in numerose occasioni. Il quadro che ne risulta è allarmante: in media tre/quattro persone al giorno sono vittime di sparizioni forzate nel Paese. Una strategia mirata e spietata, diretta dall’Agenzia per la sicurezza nazionale, che risponde al ministro degli interni egiziano.
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