Borgio Verezzi. Dopo il grande successo dello scorso anno, con un’edizione “tutto esaurito”, ecco in arrivo la seconda edizione di “In Punta di Suono” rassegna di Musica e Parole che si svolgerà nei prossimi mesi nel magico scenario delle Grotte di Borgio Verezzi.
Gli eventi, patrocinati dal Comune di Borgio Verezzi e organizzati dalla Cooperativa Sociale Arcadia, che gestisce il sito, si pongono come obiettivo la valorizzazione culturale e la promozione delle grotte, che già in passato hanno ospitato eventi musicali e teatrali. La direzione artistica è affidata a Massimo Schiavon.
Il primo artista ad esibirsi il 21 marzo alle 21.00 è Marco Cambri, cantautore del dialetto genovese, che presenterà l’ultimo disco, uscito nel 2018, “Særa i euggi”.
Bio Artistica:
Marco Cambri inizia a scrivere canzoni in dialetto genovese alla metà degli anni ’90. Nel maggio del ’98 tiene il suo primo grande live al Teatro “Gustavo Modena” di Genova, registrato in una “musicassetta clandestina” in grado di farlo conoscere al pubblico. Nel 2004 esce il primo album “A Curpi de prïa”, interamente autoprodotto, dove canta in genovese della fatica del lavoro dei campi, delle feste di paese, delle osterie, degli amori e dei personaggi della terra ligure. Ogni canzone è una storia presentata in un’architettura musicale di qualità su cui s’appoggia una lingua dialettale reale e non ricostruita, definita dalla critica “poetica e distintiva”. Non occorre essere dialettofoni per essere coinvolti dalle emozioni suscitate dalle poesie in musica di Cambri. Nel settembre 2018 esce il suo secondo album: “Særa i euggi”, prodotto dall’etichetta discografica OrangeHomeRecords, con un ricco parterre di musicisti.
Info sul disco:
“Særa i euggi” è il nuovo album del cantautore ligure Marco Cambri prodotto dalla OrangeHomeRecords.
L’opera contiene 12 tracce inedite in dialetto genovese, fatte di immagini e poesia, di storie e suoni dal mondo. Særa i euggi è un’esortazione, “Chiudi gli occhi”, accompagnata da una carezza all’ascoltatore, la stessa che si dà a un bambino prima di andare a dormire. Come Cambri, che in questo album rivive la sua infanzia con lo stesso sguardo giocoso ma disincantato di chi è alla ricerca dell’intima essenza delle cose. E la rivela. Ed eccolo lì ancora una volta a rompere le lampadine con la fionda, a giocare coi cani, a riascoltare i rimproveri di sua madre: “Arian i singhei arian, stanni attento che te pòrtan via/Arrivano gli zingari arrivano, stai attento che ti portan via”. Proprio come nel brano “Che Rîe” e la volubilità fanciullesca di chi scaccia via “o diao” senza “puia”, senza quella paura verso lo straniero – l’uomo braccato e non abbracciato -, verso ciò che ci sembra difficile capire.
Invece “Særa i euggi” vuole farsi comprendere da un pubblico eterogeneo, anche quello poco avvezzo alla musicalità dialettale, nel rispetto sì della tradizione ma proiettato oltre una dimensione di usanze a volte bieche. A fare da sfondo l’entroterra ligure, la cultura contadina e matriarcale. “Sono canzoni di terra – dice Marco Cambri -, figlie di luoghi in cui il mare si vede da lontano e viene temuto. Mio padre, un marinaio, spesso mancava da casa ed ho vissuto fra le donne, forza della natura che emergono in questo album. Alla fine sono canzoni d’amore in senso lato”.
“Særa i euggi” è un disco maturato col tempo, musicalmente contaminato, che attraversa i suoni sudamericani, lo swing, la world, le ballate, il Tango argentino e il sound manouche. Gli arrangiamenti sono stati affidati a Marco Cravero e Fabrizio Padoan che hanno voluto dare un vestito ad ogni brano, ad ogni testo. Importante l’apporto etnico di strumenti musicali tradizionali quali l’organetto, qui suonato magistralmente da Filippo Gambetta e altrettanto il Bandoneon di Sirio Restani così come le percussioni di Marco Fadda. “Siamo un gruppo di musicisti che si conosce bene, c’è un forte interscambio empatico tra noi”, afferma Cambri.
A suggellare il lavoro, il produttore ligure Raffaele Abbate che negli anni ha puntato sulla rivisitazione della cultura musicale genovese, anche grazie ad artisti come Armando Corsi e Roberta Alloisio.
La rassegna continuerà con altri due appuntamenti. Il 12 aprile si esibirà Giua, artista poliedrica: cantautrice, attrice e pittrice. Oltre all’omaggio a Fabrizio De Andrè la cantautrice durante la serata presenterà il nuovo album in uscita a fine marzo “Piovesse sempre così”, un progetto che mette al centro l’intreccio delle voci e delle chitarre che ha caratterizzato il lavoro con Neri Marcorè degli ultimi anni con lo spettacolo “Quello che non ho” dedicato a Fabrizio De Andrè. Giua ha alle spalle esperienze importanti, come il palco del Festival di Sanremo, collaborazioni con il Teatro della Tosse e più volte ospite del prestigioso palco del Premio Tenco.
Infine il 17 maggio la rassegna vedrà la straordinaria partecipazione di Davide Van De Sfroos, nome d’arte di Davide Bernasconi, cantautore e musicista lombardo noto per le sue canzoni in dialetto “tremezzino” – detto anche laghée – diffuso sulle sponde del Lago di Como. Il 17 maggio Van de Sfroos, in questo incontro di musica e parole, ripercorrerrà la sua storia, diciotto anni di carriera musicale con la pubblicazione di sei album di inediti e decorati dalle vittorie del Premio Maria Carta e due volte del Premio Tenco come “Miglior autore emergente” e come “Migliore album in dialetto”.
Costo Biglietti:
21 marzo 10 euro a persona – fino ad esaurimento posti
Per info e prenotazioni:
Tel 019 610150 –
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