Rendere più equa la catena di distribuzione degli alimenti: bene lo stop Ue alle speculazioni da parte dei poteri forti dell’industria e della distribuzione contro gli agricoltori, ai quali arrivano appena 22 centesimi per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi. Non va meglio per il comparto ittico, dove il grossista prende il 20% del valore del pescato, a prescindere dalla quantità di venduto e del costo finale stabilito.
È quanto afferma Coldiretti Liguria, in vista del rush finale sulla nuova direttiva europea contro le azioni commerciali inique e immorali, illustrata dal Ministro Gianmarco Centinaio e dal vice presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro, relatore e promotore del provvedimento.
«Esiste purtroppo uno squilibrio commerciale – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – che favorisce le speculazioni lungo la filiera produttiva, e va a danneggiare pesantemente le aziende agricole ed ittiche dei territori e, in generale, il settore agroalimentare europeo. Per difendere le piccole e medie imprese che, nella nostra regione, oltre ad essere un tassello importante dell’economia locale svolgono un lavoro fondamentale di presidio del territorio e valorizzazione delle eccellenze Made in Liguria, è necessario garantire un trattamento più equo, assicurandosi che i prodotti di terra e di mare non vengano più sottopagati con cifre spesso al di sotto dei costi di produzione, senza alcun beneficio per i consumatori.
Nella nostra regione solo i prodotti a Denominazione d’Origine – proseguono Boeri e Rivarossa – quali il Basilico Genovese DOP e l’olio DOP Riviera Ligure, permettono agli agricoltori che vendono il semilavorato all’industria, di avere un guadagno maggiore: il marchio tutela così il loro lavoro e il nostro territorio, e garantisce la competitività del prodotto sul mercato. Il brand agricolo, in questi casi, ha un valore forte che non viene surclassato da quello industriale: per questo è importante che altri prodotti che identificano il territorio, quali l’oliva taggiasca, ricevano al più presto il riconoscimento della DOP per favorirne un commercio più onesto e trasparente per il coltivatore e il consumatore. In generale, comunque, lo stop alle speculazioni a cui si auspica è un grande segno di civiltà e un passaggio fondamentale per favorire le produzioni locali, tracciabili e garantite; è un modo per dare più dignità ad un lavoro senza il quale l’intera economia nazionale e mondiale crollerebbe”.
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