Il 6 novembre è stata inaugurata al Festival PhotoSaintGermain a Parigi una mostra dedicata alla cultura popolare italiana. L’Istituto Culturale Italiano ha scelto di mettere in mostra 60 fotografie in bianco e nero, scattate tra il 1957 e il 2009 da Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi maestri della fotografia italiana contemporanea.
L’artista è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. E’ cresciuto a Venezia, che egli definisce la sua vera città natale in quanto, come racconta lui stesso, è nato in Liguria solo perché i suoi genitori vi si trovavano in vacanza. Inizia a dedicarsi alla fotografia nel 1954, dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi. Si installerà a Milano dove comincerà la sua carriera professionale.
La sua fotografia è una vera e propria inchiesta sociale, che si consacra alla cultura popolare italiana e alla descrizione paesaggistica. Mostra un mondo affascinante popolato da bambini, zingare e donne vestite a festa. L’arte visiva si unisce alla poesia e alla ricerca antropologica, per comprendere una realtà che va al di là della mera dimensione documentaristica dell’immagine. La mostra è un viaggio alla scoperta della vera essenza dei luoghi e delle persone che li popolano, mettendo in luce dettagli che al primo sguardo non risultano visibili.
Il tema centrale della mostra è proprio la festa italiana, fatta di balli, riti, giochi e celebrazioni. Gardin da valore al momento di ritualità collettiva, sia della dimensione individuale, sia in quanto esperienza fondamentale della vita umana. Si tratta di immagini in bianco e nero, di grande intensità, che ci mostrano un’Italia che sta lentamente scomparendo a causa di una modernità tumultuosa, non più capace di godere dei riti e delle feste caratteristici di ogni regione.
La rivista di fotografia francese L’oeil de la Photographie, parla della mostra come di un evento che mette in luce ciò che accomuna i nostri due paesi:
“Le fotografie sono una preziosa testimonianza della storia recente italiana, che ci dicono qualcosa in più sul carattere del nostro paese, che tenta di esorcizzare, nei momenti di crisi, la paura e l’angoscia, attraverso l’ebrezza della festa, che sia popolare o religiosa. Forse perché il desiderio di sentirsi partecipi di un momento di collettività, qui ed adesso, ci permette di non essere prigionieri delle incertezze del presente e delle paura del futuro. I cliché di Berengo Gardin ci ricordano che gli uomini hanno bisogno della festa, perché nella festa, si sentono più vicini gli uni agli altri.”
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