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Albissola Marina si prepara ad accogliere l’arte di Oscar Pennacino. Dal 9 al 24 novembre, il Circolo degli Artisti di Pozzo Garitta ospiterà una mostra personale dell’artista savonese, un’occasione unica per immergersi nel suo universo creativo.

L’inaugurazione è prevista per sabato 9 novembre alle ore 17:00.

Un viaggio nel tempo attraverso la ceramica. Le opere di Pennacino sono un inno alle radici, un invito a esplorare le profondità dell’anima. Con un linguaggio universale, l’artista trasforma la materia in figure che sembrano sospese tra passato e presente, in un continuo dialogo tra storia e contemporaneità. La sua passione per la ceramica è nata da un incontro fortuito con l’artista Claudio Carrieri e si è poi sviluppata grazie all’insegnamento di Guido Garbarino, dal quale ha appreso la tecnica del Raku.

Un percorso artistico ricco di riconoscimenti. Pennacino ha partecipato a numerose mostre collettive in Liguria, Piemonte e Lombardia, e le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private. Tra i suoi successi più recenti, il primo premio al Concorso Internazionale “Vasi Officinali” di Collegno e il terzo premio al Concorso Internazionale “Natività” di Albissola.

Un legame profondo con il territorio. L’artista savonese ha sempre sentito un forte legame con la sua terra, e questo si riflette nelle sue opere, spesso ispirate al paesaggio e alla cultura ligure. Pennacino è anche un attivo promotore dell’arte e della cultura, e ha realizzato numerosi laboratori di ceramica per ragazzi, dimostrando un grande impegno sociale.

La materia è, in gran parte e per sua natura, malleabile e plasmabile, in grado di aderire alle reali intenzioni di chi, con arte, la lavora. Per questa ragione, la scultura dà la possibilità di scoprire il mondo intenzionale dell’autore, che dà vita così a un universo immaginario, popolato da creature che, con i loro colori e le loro linee, si muovono in questo stesso universo.

Così lavora Oscar Pennacino, che costruisce forme sempre nuove nella sua bottega, vera fucina laboratoriale in cui la sua fantasia trova sfogo grazie alla sua abilità. Il sostrato ancestrale a cui fa riferimento emerge con evidenza in figure che si collocano nel mondo del mito, attualizzato da colori e contesti di contemporaneità; il suo sguardo di posa con delicatezza sul materiale di partenza, fino ad immaginarlo compiuto e trasformato in altro, quell’altro che connota la sua produzione attuale. Sì potrebbe parlare di una sorta di pantheon abitato anche da esseri umani, che tendono a sottolineare la loro appartenenza alla terra da cui provengono: sono dee madri, divinità generatrici da cui tutto deriva, che diventano oggetti di reale bellezza.

Ecco il senso di un lavoro che travalica il tempo e lo spazio, diventando codice di narrazione di una genia, quella umana, che grazie a Pennacino si concretizza con immediatezza sotto gli occhi di chi si osserva: come ha scritto Thomas Mann “Il mito è il fondamento della vita, lo schema senza tempo, la formula secondo cui si esprime quando fugge al di fuori dell’inconscio” e così lo scultore esprime la vita, che diventa realtà immaginativa e vibrante: e per questo dono non possiamo fare altro che ringraziarlo.”

Federica Mingozzi 

Novembre 2024

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