Genova. Sono passati sei lunghi anni da quel tragico 14 agosto 2018, quando il crollo del Ponte Morandi sconvolse Genova e l’Italia intera, portando via la vita a 43 persone. Una ferita ancora aperta, una cicatrice indelebile nel cuore di una città che non ha mai smesso di piangere le sue vittime.
Il fallimento delle istituzioni. Come sottolinea il SIAP, il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, la strage del Ponte Morandi è stata la conseguenza di un sistema malato, dove le istituzioni hanno dimostrato una grave incapacità di prevenire una tragedia di tale portata. La Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, ha da tempo lanciato l’allarme sulle profonde infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale ed economico della Liguria, ma i suoi avvertimenti sono rimasti inascoltati.
La necessità di giustizia e prevenzione. A distanza di sei anni, la richiesta di giustizia per le vittime e i loro familiari è più forte che mai. Secondo Roberto Traverso, segretario nazionale SIAP, le “lacrime di coccodrillo” versate da alcuni esponenti politici non bastano a lenire il dolore e a cancellare le responsabilità. È necessario che venga fatta piena luce sulle cause del crollo e che i responsabili siano chiamati a rispondere dei loro atti.
Allo stesso tempo, è fondamentale investire in politiche di prevenzione per evitare che tragedie simili si ripetano in futuro. La sicurezza delle infrastrutture deve diventare una priorità assoluta, così come la lotta alla criminalità organizzata che, come abbiamo visto, rappresenta una grave minaccia per il nostro Paese.
c.s.
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