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Savona. Ancora un colpo duro al Superbonus 110% e agli altri bonus edilizi. L’emendamento “spalmacrediti”, approvato dal Senato, introduce la ripartizione obbligatoria in 10 anni delle detrazioni per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2024. Una misura che, secondo ANCE Savona, rischia di mettere in ginocchio le imprese del settore con effetti a catena su famiglie e occupazione.

Retroattività e incertezza: le preoccupazioni di ANCE Savona. «L’obbligo di ripartizione decennale, seppur limitata, avrà un impatto devastante sul settore, soprattutto per i lavori già avviati o iniziati a partire da inizio anno» spiega Massimo Baccino, Presidente di ANCE Savona. «Le imprese si troveranno ad affrontare una serie di criticità: problemi di liquidità e flussi di cassa, difficoltà nella gestione di progetti e investimenti futuri, aumenti dei costi per maggiori controlli e adempimenti burocratici».

Mancanza di dialogo e possibili ripercussioni negative. Baccino esprime forte disappunto per la mancanza di un dialogo preventivo con le associazioni di categoria: «Non possiamo che lamentare il mancato coinvolgimento nell’elaborazione di norme così impattanti per il nostro settore. Questa misura, tra l’altro, rischia di vanificare gli sforzi fatti finora per la riqualificazione energetica degli edifici e per la crescita del settore edile».

Le possibili conseguenze per famiglie e imprese. L’introduzione della norma “spalmacrediti”, unita alle altre misure restrittive già varate dal Governo, rischia di rallentare bruscamente l’utilizzo del Superbonus e degli altri bonus edilizi. Questo potrebbe avere conseguenze negative non solo per le imprese del settore, ma anche per le famiglie che avevano intrapreso lavori di ristrutturazione o efficientamento energetico.

ANCE Savona: cosa serve ora. Secondo ANCE Savona è necessario un intervento immediato da parte del Governo per scongiurare lo stop al Superbonus e agli altri bonus edilizi. «Serve un confronto aperto e costruttivo con le parti sociali per trovare soluzioni alternative che non mettano a rischio la tenuta delle imprese e la ripresa economica del settore» conclude Baccino.

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