Difficoltà di applicazione della norma, rincaro materie prime e difficoltà di reperimento del personale frenano la crescita delle costruzioni. Mangano (Confartigianato Costruzioni Liguria): «Fattori che hanno influito anche sul minor impulso dato dal superbonus».
Genova. Il caro-commodities non energetiche pesa per ben 278 milioni di euro sulle micro e piccole imprese liguri del settore delle costruzioni (21.139 quelle artigiane attive al 30 settembre 2021). Un valore che corrisponde a circa lo 0,56% del Pil regionale. Sono i dati dell’ultima elaborazione dell’Ufficio studi Confartigianato (fonte Bce e Istat). In Italia il rincaro delle materie prime ha comportato maggiori costi per circa 12 miliardi sulle 486 mila micro e piccole imprese edili del territorio.
«Un fattore – commenta Vito Mangano, presidente regionale dei costruttori edili di Confartigianato – che, unito alla difficoltà di applicazione della normativa e di reperimento non solo delle stesse materie prime, ma anche di figure specializzate nell’edilizia, ha inevitabilmente influito sul minor impulso alla crescita fornito dal superbonus in Liguria». I numeri in effetti dicono che la nostra regione è fanalino di coda in Italia per peso degli interventi ammessi a detrazione sul valore aggiunto delle costruzioni: il superbonus 110% ha inciso sulla crescita del settore solo per il 3,6% (a fronte di una media nazionale del 12,1%) un valore ben lontano non solo dal 27,3% della Calabria, prima in classifica, ma anche dal vicino Trentino Alto-Adige, penultimo con un 6,8%.
Un’evidenza che emerge anche dall’analisi dell’imponibile della fatturazione elettronica nelle costruzioni (persone non fisiche). Dopo un comprensibile calo del 2,7% tra 2020 e 2019, in Italia la variazione percentuale dell’imponibile è stata del +30% nei primi 8 mesi del 2021 rispetto al periodo pre-Covid (2019). Anche in Liguria l’imponibile è aumentato in questo arco temporale, ma “solo” del 7,1%, valore che posiziona ancora la nostra regione all’ultimo posto in classifica.
A pesare sul rilancio del settore, come sottolinea Mangano, «anche la difficoltà di trovare personale specializzato: senza le risorse umane adeguate per le imprese è impossibile accettare nuovi incarichi». Dalle ultime rilevazioni del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal risulta che, a livello territoriale, tra le regioni con le più alte quote di entrate totali di lavoratori difficili da reperire a dicembre 2021 c’è proprio la Liguria, al primo posto con il 47,7%.
c.s.
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