Sabato 30 Novembre in Piazza Azzurri d’Italia è stata inaugurata la statua realizzata dagli studenti del Liceo Artistico G. Bruno di Albenga indirizzo scenografia e donata dall’Associazione “Vecchia Albenga” e dal Rotary Club di Albenga.
“Mater Matuta” è un progetto che ha visto la realizzazione di un Monumento posizionato in Piazza Azzurri d’Italia, dedicato alla storia dell’agricoltura.
Si tratta di un’iniziativa promossa e finanziata dall’Associazione “Vecchia Albenga” e dal Rotary Club di Albenga realizzata dagli studenti di due classi (3AA e 4AA) dell’indirizzo di Scenografia del Liceo Artistico “Giordano Bruno” di Albenga.
Il progetto realizzato dagli studenti del liceo G. Bruno di Albenga, classi terza e quarta è stato coordinato dal prof. Pietro Marchese in collaborazione con i professori di scenografia, prof.ssa Leda Cupelli, prof.ssa Arianna Rossello e prof. Pietro Di Nardo.
Dopo un percorso di approfondimento storico-artistico su Albenga e sul suo territorio agricolo, gli allievi, apprese alcune nozioni di progettazione e modellazione plastica, hanno creato una serie di formelle in terracotta policroma in grado di raccontare il rapporto tra la città e le produzioni agri-cole locali, attraverso la tecnica del bassorilievo.
Le formelle raccontano, in dieci punti esemplificati, differenti fasi della storia dell’agricoltura di Albenga, dalla bonifica della piana, fino ad arrivare alle nuove produzioni agricole, mediante nuove tecnologie.
L’opera rappresenta una Grande Madre, una divinità femminile primordiale, che si concretizza in forme molto diverse in una vasta gamma di culture.
Ad essa si lega il Mito degli agricoltori, secondo il quale il mistero della nascita della vegetazione si associa al mistero della nascita della vita e il campo che germoglia evoca l’immagine della donna che concepisce il frutto del suo ventre. La sua forza generativa rappresenta una dimensione senza tempo.
La silouette della statua ricorda le Statue Stele di Luni, rinvenute nel territorio della Lunigiana e rappresentanti il più antico e misterioso patrimonio di questa terra: stele antropomorfe, scolpite nella pietra arenaria ed innalzate dalle popolazioni che abitavano la Lunigiana tra l’età del rame e l’età del ferro. Esse avevano un ruolo propiziatorio e di protezione del territorio.
Il titolo dell’opera vuole ricordare il legame di Albenga con le fondamenta romane del centro storico. Il culto di Mater Matuta è sicuramente etrusco-romana e rappresenta la Dea italica, come provato da numerose sue raffigurazioni rinvenute nei grandi centri etrusco-romani delle dodecaopoli tosco-laziali. Nella mitologia romana la divinità Mater Matuta era la dea del Mattino o dell’Aurora e quindi protettrice della nascita degli uomini e delle cose.
Questo progetto si prefigge, oltre che all’approfondimento di contenuti didattici diversificati, una maggiore autonomia proiettata a rafforzare la produzione artistica, in questo caso di tipo pubblico, come un “territorio aperto” alle idee, alla ricerca e alle sperimentazioni.
Il laboratorio diviene il luogo per eccellenza del sapere e del saper fare, ma anche confronto tra saperi che mirano all’interdisciplinarità.
Il progetto attraverso le mani dell’arte, ha mostrato tutta la sua efficacia nel consolidare il legame della terra alla città di Albenga .
Oggi più che mai è necessario ritrovare il senso di una comune appartenenza alla natura e all’uma-nità, da cui ogni altra appartenenza etnica, politica, culturale, di genere discende.
Afferma il sindaco Riccardo Tomatis: «Si tratta di un progetto molto importante che i ragazzi hanno realizzato con entusiasmo. Rappresenta il legame che la nostra Città ha con l’agricoltura e la terra che deve essere tutelata, salvaguardata e rispettata. La statua che verrà inaugurata ufficialmente sabato arricchirà, inoltre, la nostra città con un’opera in grado di far riflettere e che acquista ancora più importanza per essere realizzata nell’ambito di un progetto didattico. Un grazie particolare va a questi ragazzi, ai loro professori ed anche all’Associazione “Vecchia Albenga” e dal Rotary Club che l’hanno donata alla collettività».
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