La vignetta raffigura un ritratto dell’attore scomparso meno di un anno fa su uno scorcio del Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Roma, di cui è stato direttore artistico.
Un francobollo per celebrare Gigi Proietti. Il ministero dello Sviluppo Economico ha emesso in duecento mila esemplari il francobollo tributo all’attore scomparso meno di un anno fa. Il francobollo raffigura Proietti in primo piano su uno scorcio del Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Roma di cui è stato direttore artistico. Sullo sfondo lo stesso attore calca il palcoscenico mentre saluta il pubblico acclamante.
“A me gli occhi, please”
Anno 1976. Al Teatro Tenda di Roma va in scena “A me gli occhi, please”. Sulle tavole del palcoscenico voluto da Carlo Molfese, c’è Gigi Proietti. Il titolo è un invito per il pubblico – pleonastico – a dedicargli tutta l’attenzione possibile. non si sarebbe potuto fare altrimenti. In cartellone, prima di questo strepitoso one man show, c’è stato Carmelo Bene con “Faust – Marlowe burlesque”; l’anno successivo arriverà Vittorio Gassman con “Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini. Eccoli lì, i tre mostri sacri del teatro italiano, riuniti in diacronia sotto quel tendone rosso e blu che un pezzo di storia del teatro italiano avrebbe contribuito a scrivere. Gassman nel 2000; Bene due anni più tardi; Proietti è stato l’ultimo a lasciare la scena, per sempre.
Data simbolica
È scomparso il 2 novembre 2020, nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Una data simbolica, quasi a voler chiudere un cerchio che lo ha portato a toccare con successo ogni forma d’arte che in qualche modo coinvolgesse l’interpretazione. Attore, comico, musicista, doppiatore, cantante, presentatore, oltre che regista e direttore artistico (di quel Globe Theater con cui ha saputo riportare in auge e far apprezzare il teatro elisabettiano a Roma e che proprio in questi giorni riapre i battenti, scacciando la pandemia). Perché Proietti è stato uno dei più grandi attori italiani, capace di attraversare la storia del nostro teatro a partire dagli Anni ’60 con “momentanei ristagni” – come avrebbe detto il suo Mandrake in “Febbre da cavallo” – nel mondo della televisione e del cinema.
Il successo
Questa estrema poliedricità la ho portato a mettere a disposizione la sua grande preparazione tecnica nelle produzioni più diverse, passando con estrema naturalezza dal dividere il palco in pièce drammatiche con Carmelo Bene a one-man show esilaranti, da prove cinematografiche (dalle fortune alterne) con Mario Monicelli e Steno al grande successo televisivo con la serie “Il Maresciallo Rocca”, apprezzata da critica e grande successo di pubblico.
Troppo bravo
Oggi sembra impossibile raccoglierne l’eredità, e in qualche modo era stato lui stesso a dirci che non sarebbe stato possibile sostituirlo, sia nei cuori degli spettatori che sul palcoscenico. Quando parlava del suo rapporto con il cinema e il suo approccio perfezionista nei confronti della recitazione – che agli inizi gli impediva di “mettere da parte l’arte” – diceva che quando girava per il grande schermo non gli dicevano di essere “bravissimo” ma di essere “troppo bravo”. Proietti diceva che al tempo la viveva come una sorta di limite, quasi una bocciatura. Ora, invece, guardando al futuro, possiamo dirglielo con coscienza di un complimento: Gigi, eri troppo bravo.
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c.s.
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