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La gestione delle nutrie in Liguria è al centro di un acceso dibattito. Il “Piano di controllo della nutria nella regione Liguria“, predisposto dal settore fauna selvatica, prevede l’uccisione degli animali attraverso diverse modalità, tra cui armi da fuoco, armi ad aria compressa e camere a gas. Tale piano non prevede limiti numerici agli abbattimenti.

Le nutrie, originarie del Sud America, furono introdotte in Italia all’inizio del XX secolo per l’industria delle pellicce. L’abbandono di questa pratica commerciale portò alla liberazione degli animali sul territorio.

Le associazioni animaliste contestano l’efficacia e l’etica di tale approccio, sottolineando come l’uccisione di milioni di nutrie negli anni non abbia risolto le problematiche legate alla loro presenza. Si evidenzia inoltre come non siano state chieste responsabilità all’industria che originariamente introdusse questi animali.

Si riporta una dichiarazione di Massimo Vitturi, responsabile area Animali Selvatici di LAV: «È inaccettabile che le nutrie vengano uccise a milioni ogni anno perché accusate di creare danni agli argini. Le nutrie non hanno alcuna responsabilità, adottano solo comportamenti necessari a garantire la loro sopravvivenza. È il loro sfruttamento che ha determinato la situazione odierna».

Le associazioni propongono un cambio di approccio, suggerendo l’adozione di metodi incruenti per il controllo numerico delle nutrie. Si sottolinea come il Regolamento europeo, citato dalla Regione per giustificare il piano di abbattimento, preveda l’utilizzo di metodi non letali.

Crediti immagini: Šárka Krňávková

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