Sanremo. Un volto noto è tornato a solcare le acque del mar Ligure. Atlante, il capodoglio riconoscibile dalla caratteristica coda segnata da una profonda ferita, è stato nuovamente avvistato nei pressi della costa sanremese. La sua presenza, documentata dai ricercatori dell’Istituto Tethys, riaccende l’allarme sulle minacce che gravano sulle grandi creature marine del Mediterraneo.
La cicatrice sulla coda di Atlante, quasi certamente provocata dall’elica di un’imbarcazione, è un monito chiaro e inequivocabile. Le collisioni con le navi, grandi e piccole, rappresentano una delle principali cause di morte e ferimento per i cetacei. In particolare, il Santuario Pelagos, un’area marina protetta istituita per tutelare balene e delfini, è sempre più spesso teatro di incidenti di questo tipo.
«Le cicatrici di Atlante sono un monito che non possiamo ignorare», afferma Roberto Raineri comandante dell’imbarcazione “Pelagos”, sottolineando come la crescita del traffico marittimo, soprattutto durante la stagione estiva, aumenti esponenzialmente il rischio di collisioni. «Questi animali non sono soliti avvicinarsi alle imbarcazioni, ma la curiosità di Atlante lo rende particolarmente vulnerabile».
Un futuro a rischio. La storia di Atlante non è un caso isolato. Propeller, una balenottera comune con una profonda cicatrice sul dorso, è un altro esempio di come le attività umane mettano a repentaglio la sopravvivenza di queste creature. La popolazione di capodogli nel Mediterraneo è stimata in meno di 2500 individui maturi e in costante diminuzione.
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