Savona. In provincia di Savona, in particolare nel Finalese, si stanno organizzando nuove raccolte di firme per chiedere di fermare la sperimentazione 5G effettuata senza alcuna preventiva seria valutazione di una tecnica che utilizza onde millimetriche su frequenze mai impiegate, con un numero di dispositivi elevato e su ampia scala di aree urbanizzate. Avendo il Governo venduto a privati le “bande di frequenza” destinate alla tecnologia 5G (5th Generation), si è pronti ad innalzare i limiti di soglia dell’irradiazione elettromagnetica che si somma a 3-4G senza stabilire i criteri con i quali le ulteriori emissioni verranno misurate e valutate.
Protestano i Comuni di Vendone e Nasino, inseriti a loro insaputa nel sistema di sperimentazione. Purtroppo qualche altro Comune, incautamente, ha già firmato accordi per l’installazione di migliaia di ripetitori trincerandosi dietro ipotetici obblighi della legge Gasparri. Questi Sindaci dimenticano che tale legge non può imporre alla Pubblica Amministrazione la collocazione di congegni 5G su un numero enorme di postazioni di proprietà pubblica (pali della luce in ogni strada, ecc.): fatto che comporterà evidenti rischi per i cittadini.
Altri Comuni (tantissimi in Italia) si comportano più correttamente e respingono la sperimentazione sui loro cittadini, infatti la Legge n.36/2001-art.8- dice: “I Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”, quindi rispettano il principio di precauzione tutelato dalla Costituzione, ribadito dal TAR delle Marche con sentenza 24/10/2002 n°1270.
Il Comune di Cogne, appellandosi al Capo dello Stato, nel rifiutare la sperimentazione sulla pelle dei propri cittadini, ha evidenziato come siano già attivate per loro linee veloci di “banda larga” via cavo.
Il Comune di Trento ha addirittura finanziato con 30.000 Euro la ricerca per chiarire la “pericolosità del 5G”. Infatti sono già noti i nefasti effetti biologici dell’elettromagnetismo ad alta frequenza che ha portato la IARC (International Agency for Research on Cancer) a definirlo “possibile cancerogeno”, in quanto “tali frequenze possono alterare in vario modo le cellule con rischi per la salute (rischio di cancro, problemi neurologici, Alzhaimer, infertilità, ecc.).”
L’ “Associazione Italiana dei Medici per l’Ambiente”, affiliata all’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) critica apertamente l’Istituto Superiore di Sanità (per il suo sospetto atteggiamento “negazionista”) richiamandosi al Protocollo di Norimberga che invoca un esplicito consenso alla spertimentazione da parte di chi la subisce poiché “tale tecnologia 5G non è ancora stata doverosamente valutata per i suoi effetti sanitari in studi e verifiche di laboratorio indipendenti”. L’ Art.1 di questo Protocollo Internazionale sulle Sperimentazioni dice: “Il consenso volontario del soggeto umano è assolutamente necessario; il soggetto deve essere portato a conoscenza della natura, del metodo e dei mezzi con i quali sarà condotto l’esperimento”. Questo è il “consenso informato” vincolante per medici e ricercatori. In questo caso perchè tutti noi corriamo il rischio di diventare cavie di uno dei più grandi esperimenti su scala mondiale.
Ben 180 scienziati di tutto il mondo hanno chiesto a ONU e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) “una moratoria per l’esecuzione della sperimentazione 5G sino a quando non sia pianificato un coinvolgimento attivo degli Enti pubblici deputati al controllo sanitario ambientale (Ministero dell’Ambiente, Ministero della Salute, ISPRA , ARPA e Dipartimenti di Prevenzione), e non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate per un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sulle persone esposte, che dovrebbero in ogni caso essere informate dei potenziali rischi”.
È legittimo invocare il principio di precauzione date le passate esperienze quando i dati scientifici venivano colpevolmente ignorati. Ad es. l’amianto che ha provocato decine di migliaia di morti è stato proibito in Italia soltanto nel 1992 mentre la sua nocività era nota da molto tempo. Tutti ricordano il problema del “piombo” nelle benzine e le vittime dei micidiali pesticidi che hanno causato tanti morti quando non venne rispettato il principio di precauzione. Il 5 aprile scorso il Ministro dell’Ambiente del Belgio ha bloccato la sperimentazione 5G perchè “i suoi cittadini non sono cavie”.
Per i Verdi Europei l’inquinamento elettromagnetico non è meno pericoloso delle altre fonti che mettono a rischio la vita ed auspicano una moratoria nell’utilizzo del sistema 5G sino a quando non saranno chiari gli effetti sanitari sulla salute, soprattutto per le persone più vulnerabili quali i bambini e le donne in gravidanza.
Il Portavoce dei “Verdi” della provincia di Savona, Gabriello Castellazzi
c.s.
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