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Savona. Come la Protezione Animali savonese aveva scommesso nei giorni scorsi, malgrado l’emergenza covid-19 il presidente della giunta regionale della Liguria ha aperto la caccia di selezione al capriolo maschio, dal 1° giugno al 15 luglio, per riprendere dal 15 agosto al 30 settembre, mentre la pesca sportiva in acque interne ed in mare (da moli, banchine e pennelli ma non dalle spiagge) è già aperta dal 27 aprile; consentito inoltre il “controllo della fauna selvatica”, un eufemismo per indicare la cattura e l’uccisione (o, peggio, la tortura in campi di addestramento cani) di cinghiali nei centri abitati.

In tempo di coronavirus è saggio ed utile bilanciare confinamento sociale e necessità primarie di movimento secondo criteri rigorosamente scientifici e non politici; ma consentire libertà non essenziali può significare un inutile aumento del contagio ed il conseguente incremento di morti tra la popolazione più esposta (anziani, immunodepressi, persone affette da patologie gravi, etc.). L’età media dei cacciatori e dei pescatori è molto alta e quindi permettere lo spostamento dalle città di persone anziane in boschi, torrenti e costa aumenta senza necessità il pericolo per loro e per gli altri.

I pescatori, solo di mare, sono in Liguria quasi duecentomila, mentre i cacciatori di selezione al capriolo sono, in provincia di Savona, parecchie centinaia; l’intera popolazione ligure rischia così di vedere vanificate le dure rinunce di queste settimane ed i buoni risultati di riduzione dei contagi raggiunti, solo per una inaccettabile “marchetta elettorale”.

c.s.

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