I cinghiali di Bergeggi catturati nelle gabbie si potevano e dovevano liberare, perché non si tratta di una “immissione” ma un semplice “spostamento” di animali appartenenti allo stesso ambiente. La Protezione Animali savonese risponde alle dichiarazioni contrarie dell’assessore alla caccia Mai e chiederà l’autorevole intervento del Ministro dell’Ambiente per ristabilire il rispetto della legge e degli animali.
L’assessore tira in ballo problemi di sicurezza che questi animali costituirebbero ma dimentica che il loro abbattimento favorirà l’arrivo di altri soggetti ed il reiterare dei presunti pericoli alla pubblica incolumità; della quale peraltro non si è curato quando ha stabilito l’apertura della caccia al cinghiale al 6 di ottobre, sabato compreso, quando i boschi hanno ancora il fogliame e la visibilità è di pochi metri a fronte delle centinaia di gittata utile dei fucili; e, soprattutto in quel giorno, sono frequentati da fungaioli, escursionisti, biker, etc; la caccia al cinghiale è forse più importante della loro vita ?
Enpa ricorda che la legge privilegia l’adozione di sistemi ecologici e meno cruenti per allontanare i cinghiali dagli abitati; e quindi, nel caso in esame, si doveva costringere l’Ambito Territoriale di caccia competente ad inviare periodicamente squadre di cacciatori con cani da cinghiale al guinzaglio per spaventare gli animali e costringerli a ritornare nei boschi.
E ringrazia la presa di posizione del sindaco di Bergeggi, mentre denuncia il silenzio del governatore Toti ed invita gli animalisti a continuare ad inviargli mail – educate – di protesta: {{email address=}}.
c.s.
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