Evidentemente l’assessore Mai non legge la posta del suo assessorato. Non si spiega altrimenti il contenuto della sua “sfuriata” fuori luogo di ieri contro la Protezione Animali savonese circa il recupero e la cura della fauna selvatica in difficoltà.
Dopo essere stata invitata nei mesi scorsi a rivolgergli direttamente le richieste, Enpa gli ha scritto una pec il 2 maggio scorso in cui:
- ha ringraziato la Regione per i contributi ricevuti dal 2016 ma, come è facile rilevare dai documenti in possesso della regione, a causa del crescente numero di animali selvatici soccorsi, il contributo copre ormai meno del 30% delle spese vive sostenute dall’associazione, che è privata e non riceve alcun contributo statale;
- ha riferito, allegando disegni e planimetrie, del progetto in corso di ricostruzione del canile di Cadibona, con risorse economiche esclusivamente proprie, dove un settore è dedicato a centro di recupero e cura della fauna selvatica;
- ha quindi sollecitato la regione ad attivarsi per organizzare, come sta già accadendo in quasi tutte le altre regioni e come prevede la legge, un efficace servizio di soccorso della fauna selvatica, con mezzi pubblici o convenzionati, separato dai centri di cura ai quali gli animali verranno poi portati. Enpa Savona infatti denuncia da tempo di non essere più in grado di pagare il rimanente 70% delle spese necessarie al servizio che, in sostituzione della regione Liguria, sta portando avanti da anni.
I volontari dell’Enpa attendevano fiduciosi una risposta, finora non arrivata, o almeno una telefonata di dialogo; ma se questa è la risposta indiretta dell’assessore, per la fauna selvatica in difficoltà della provincia di Savona si prospetta un destino veramente tragico.
c.s.
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