24 febbraio 2018, ore 18.00, Palazzo Tagliaferro – Ingresso libero
Andora. Sabato 24 febbraio, alle ore 18.00, presso il Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro si terrà la presentazione del libro realizzato a documentazione del percorso espositivo, “L’arte ceramica racconta la storia di un fornace”, che ha visto snodarsi nelle sale dell’iridescente museo una sequenza di oltre 30 opere firmate da alcuni degli artisti che sono stati protagonisti della storia dell’arte contemporanea.
L’apertura della mostra è prorogata fino al 4 marzo e l’incontro sarà occasione per ripercorrere, attraverso il racconto e gli aneddoti di alcuni dei protagonisti, l’artifex di una delle Fabbriche italiane di ceramica maggiormente permeate di Storia.
Parteciperanno all’evento, coordinati dalla direttrice artistica di Palazzo Tagliaferro Christine Enrile, il maestro vasaio Giovanni Poggi, fondatore della Fornace San Giorgio, e gli artisti Franco Bruzzone, Maurizio Diana, Luciano Fiannacca, Angela Giuffery, Giorgio Moiso, Francesco Preverino, Giuseppe Scaiola.
Grazie alla proroga dell’apertura della mostra, il pubblico potrà ammirare, ogni sabato e domenica, dalle 15.00 alle 19.00, le sfere di Peter Casagrande e Nes Lerpa, le giare i vasi al tornio di terracotta ingobbiata, graffita, smaltata di Aurelio Caminati, Milena Milani, Ignazio Moncada, Gaston Orellana, Serge Vandercam, i piatti di Italo Bolano, Franco Bruzzone, Eugenio Carmi, Peter Casagrande, Maurizio Diana, Luciano Fiannacca, Angela Giuffrey, Ernst Heckelmann, Franz Hitzler, Marco Lodola, Giorgio Moiso, Gaston Orellana, Francesco Preverino, Giuseppe Scaiola, Roger Selden, Paolo Valle, una carta di Lucio Fontana, una piastra di Wifredo Lam, le sculture modellate, disegnate, incise con grafie e scritture semantiche e asemantiche di Sandro Cherchi, Agenore Fabbri, Oreste Quattrini.
L’arte ceramica ha una storia antica e quella della Fabbrica San Giorgio di Albissola ha costruito, tramandato, coniugato un sapere manuale a un potere inventivo, diventando patrimonio comune di un gruppo sociale e dando materia, colore e forma all’immaginario collettivo.
Nel primo Novecento Albissola è sede mitica di un fenomeno di richiamo di figure protagoniste del mondo dell’arte che non si verifica neanche a Vallauris o a Faenza.
Vi si innestano movimenti e artisti come il Futurismo con Tullio Mazzotti, detto d’Albisola da Filippo Tommaso Marinetti, Nicolay Diulgheroff, il triestino Farfa , Pippo Oriani, Mino Rosso, Alberto Sartoris e Fillia , lo Spazialismocon Lucio Fontana, il Movimento nucleare con Enrico Baj e Sergio Dangelo, la pittura organica, le tavole di accertamento, gli Achrome, i corpi d’aria, le linee, la Merde d’artiste, con anticipazioni del Concettuale e del Comportamentale con Piero Manzoni, il CO.BR.A con Asger Jorn, Karel Appel, Corneille, Alechinsky, Vandercam, Constant, la gestualità materica di segno cosmico con l’artista aviatore Roberto Crippa, la pittura a metri con Pinot Gallizio, già coinvolto nell’Internazionale situazionista a fianco di Piero Simondo, Debord, Vaneigem, Jorn, i sintomi dell’Informale con Leoncillo, Eva Sorensen, la pittura di segno e di gesto con Giuseppe Capogrossi, Emilio Scanavino, l’Espressionismo surreale con Wifredo Lam, Sebastian Matta Echaurren, Cesare Peverelli, Gianni Dova, le sintesi astrattoformali di Ignazio Moncada.
Tutti artisti che collaborano con artigiani e vengono accolti nelle Fabbriche locali. È così che le diverse fornaci iniziano a scrivere una loro fondamentale storia dell’Arte ceramica a livello internazionale: un’arte fondata sulla creatività e sul rituale di un sapiente, vigile, ininterrotto lavoro manuale che abbiamo voluto raccontarvi.
c.s.
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