“(…) Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.” (B. Brecht)
Alle ore 17 di giovedì 5 aprile, a Palazzo Oddo, III PIANO, presentazione dell’ultimo libro di Pier Paolo Cervone “Ritorno a Caporetto”, Mursia editore. Cervone ci riporta a Caporetto, per ricordarci che la vittoria finale al termine del conflitto era comunque costata più di 600.000 vite.
Il dibattito sarà introdotto da Riccardo Badino ed è prevista inoltre la testimonianza dell’Avv. Antonello Tabbò a ricordo del nonno paterno caduto in seguito allo sfondamento del fronte di Caporetto.
Il presente invito è rivolto a tutta la cittadinanza e in modo particolare docenti e studenti che si apprestano a festeggiare il quattro novembre p.v. il 100° anniversario della vittoria.
Questo lavoro di Pier Paolo Cervone si contraddistingue per un’asciutta schiettezza espositiva nell’individuare i protagonisti dell’evento bellico ai vari livelli di responsabilità. Emergono colpe, superficialità, disattenzioni da parte dell’intero Stato Maggiore e del suo capo, il generale Luigi Cadorna, ma non è neppure graziato il monarca Vittorio Emanuele III e molti altri alti ufficiali che continueranno a incidere sulla storia d’Italia per ulteriori venti anni successivi al quel conflitto, un esempio per tutti il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. Alla rievocazione dei lavori e dei verbali della commissione d’inchiesta che fu istituita dopo la disfatta di Caporetto, Cervone pone e descrive con estrema compassione il comportamento ammirevole dei soldati di truppa che pur in un momento di sbandamento dei reparti, scrissero con l’estremo sacrificio, pagine di eroismo e fedeltà alla Patria.
Ciò che il testo offre è dunque un quadro descrittivo della sconfitta di Caporetto e della ricomposizione del fronte al di qua del fiume Piave, vissuta e interpretata da attori diversi che possiamo così sintetizzare: gli alti comandi dell’esercito italiano e il passaggio del comando da Cadorna a Diaz, il sentire delle truppe, in quel momento rafforzate dai ragazzi del ’99, diciottenni spediti in trincea e l’esperienza concreta delle popolazioni nelle campagne e nelle città industriali con l’apporto determinante del lavoro, della fatica e del sacrificio delle donne del popolo d’Italia, chiamate a sostituire gli uomini in ogni lavoro. La prosa assicura una lettura scorrevole e la competenza dell’autore, garantiscono autenticità e valore delle fonti documentali. Queste due caratteristiche del testo, stile e certezza documentale, sono il frutto dell’esperienza gionalistica e della passione per lo studio della storia contemporanea di Pier Paolo Cervone al quale va la nostra gratitudine per questa sua ultima fatica.
c.s.
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