A sollevare il problema l’assessore ai servizi sociali di Albenga Marta Gaia che intende portare la tematica all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale che si terrà mercoledì 27 gennaio attraverso una delibera di indirizzo che potrò essere condivisa con le amministrazioni dei comuni del distretto sociosanitario.
Spiega l’assessore ai servizi sociali Marta Gaia: «Proprio in questo momento in cui tutti i settori e tutti i cittadini stanno soffrendo i risvolti di una pandemia mondiale, crediamo sia inopportuno generare polemiche politiche o peggio partitiche; pensiamo invece che sia meglio contribuire con proposte realizzabili e suggerimenti di buon senso, perché quest’atteggiamento non può che far bene alla cosa comune che siamo chiamati ad amministrare. Pensiamo perciò che sia fondamentale soffermarci a riflettere su alcune decisioni prese dal Governo della Regione Liguria; scelte fatte sicuramente al fine di tutelare la salute, ma frutto di una visione che non tiene conto dei possibili risvolti. Con una nota del 30 novembre 2020 Alisa sospende i “Percorsi Integrati di Inclusione” DGR 283/2017, (le più note “borse lavoro”) nel caso di classificazione della Regione in “zona rossa” o in “zona arancione”. Destinataria dei “percorsi di inclusione” è quella porzione di popolazione considerata fragile: persone con disabilità, con disagio sociale o con problematiche a livello psichiatrico in età post scolare. La sospensione di questi percorsi porta, ancora una volta, ad isolare quanti hanno più bisogno di mantenere e frequentare la rete sociale che, proprio grazie ai percorsi di inclusione, hanno costruito. La tutela della loro salute, come quella di tutta la popolazione, è fondamentale in questo momento, la valutazione dev’essere però fatta analizzando ogni specifico caso e tenendo conto delle condizioni cliniche del singolo. Un nuovo isolamento non farebbe che aggravare le loro condizioni emotive portandole ad essere, nel peggiore dei casi, difficilmente recuperabili. Così facendo vengono costrette le persone con fragilità entro le mura domestiche, privandole di una rete di relazioni utile a creare ed incrementare le autonomie dell’individuo ed imponendo alle famiglie di sottrarre tempo al lavoro, bene così prezioso nella situazione di incertezza economica che ci troviamo a fronteggiare. Una sospensione dei percorsi potrebbe essere condivisibili solo qualora, nel contempo, ci si adoperasse per risolvere il problema. Unica possibilità per arginare il covid, oltre al doveroso rispetto delle norme, è la somministrazione del vaccino. Nel piano vaccinale della Liguria, come in quello di altre regioni, le persone con disabilità psichica o fisica non sono prese in considerazione ad eccezione di quanti frequentano i centri diurni residenziali e semiresidenziali ( dopo un ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio regionale)i, tralasciando così tutti coloro che avrebbero accesso e diritto ai percorsi di inclusione. All’interno del calendario vaccinale i disabili vengono perciò inseriti nel macro insieme di chi soffre di patologia grave, senza senza tener conto di quanti, pur con disabilità psichica e cognitiva, godono di ottima salute generale, ma molto spesso non riescono a comprendere a fondo l’importanza del rispetto del distanziamento e dell’uso della mascherina. Proprio per questa difficoltà cognitiva dovrebbero essere considerate invece tra le persone a rischio e quindi destinatari della somministrazione del vaccino. Esortiamo perciò il Governo della Regione a tenere conto di queste nostre valutazioni ed a rivedere l’indirizzo scelto, apportando quelle modifiche che lo rendano davvero giusto ed inclusivo».
Aggiunge il sindaco Riccardo Tomatis: «Mi auguro che sia solo una svista da parte della Regione l’aver dimenticato una categoria di cittadini così importante e così fragile come sono i disabili ed in particolare i disabili psichici che come tali non hanno piena coscienza di quelle che sono le regole da rispettare per evitare i contagi. Il vaccino per queste persone è importantissimo perché rappresenta la strada più veloce per permettere di riprendere quei rapporti sociali e quelle attività per loro indispensabili».
c.s.
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