Egregio dott. Ciangherotti,
leggo il Suo intervento su “Trucioli “ datata 7 settembre scorso e non posso più esimermi da mettere alcuni puntini sui vari argomenti inerenti l’ospedale di Albenga, la cui attuale struttura è stata edificata nei primi due anni del mio mandato di Sindaco di Albenga: ho lasciato in questi ultimi vent’anni che ognuno, per ragioni politiche, vendesse la “pelle” d’altri ma credo sia giunto i momento di puntualizzare ; vorrei essere, compatibilmente agli argomenti, sintetico e chiaro.
L’Amministrazione da me presieduta, le cui linee programmatiche erano state prodromicamente tracciate nelle varie riunioni volte a convincermi ad accettare la candidatura quale Sindaco, ebbe nel 2001 la fiducia dei miei concittadini in misura superiore al 63% dei votanti, senza che avessi una tessera di partito, tuttavia con uno conosciuto storico indirizzo familiare di destra liberale.
Sulla base del mio precedente impegno sociale e riuscita imprenditoriale basati sul “fare” anziché promettere o elucubrare, ricevetti tale fiducia assumendomi poi, da Sindaco, le derivanti responsabilità, comprese le spesso furenti battagli nell’arena della sala consigliare, venendo contestato pesantemente pure con minacce, le registrazioni fanno fede, per l’intendimento di attuare il progetto dell’ospedale in un area facilmente accessibile, pubblica, adatta, valutando costruzioni già realizzate altrove in materia, ovvero ospedali di Massa Carrara, Orbetello, ed altri ancora: rammento i viaggi con il Consigliere Regionale Barbero per effettuare raffronti e valutazioni, tecnicamente edili per le mie competenze , sotto l’aspetto sanitario con quelle dell’amico Barbero ed ulteriormente dalla “prima linea” del sott. De Franceschi
Ho seguito l’intera vicenda della costruzione del nuovo ospedale, con la stessa dedizione che avrei dedicato ad un mio investimento personale imprenditoriale, beneficiando altresì dell’esperienza di una realtà consolidata come quella della Clinica San Michele, ed in particolare dei miei zii prof. Libero Nante e Maria Rosa Zunino con i quali ci si trovava per migliorare progetto e percorsi per quanto poteva beneficiarne la collettività.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed a fronte di quel gioiello (ancora da valorizzare) la collettività ha rinunciato ad alcune proprietà ormai reiette ed abbandonate, delle quali non ci interessava la destinazione quanto la potenzialità economica necessaria per integrare il finanziamento regionale; con contributi statali si è spostato l’obsoleto centro logistico dai fatiscenti capannoni di Via al Piemonte al nuovo centro di Campochiesa, rigorosamente sempre in area pubblica cosi come quelli del “Trincheri” e chi ha memoria sa bene cosa significasse operare in una logistica del genere.
Quindi terreno pubblico, progetto consolidato, percorsi da “imprenditore privato”, acquisizione delle aree integrative dal demanio miliare, rapporti diretti con gli Enti, sviluppo del progetto e delle superfici per eventuali ampliamenti, praticamente la fotocopia dell’attuale struttura ribaltata verso Ceriale con tutti gli impianti e condotti già predisposti ed il tutto sempre in area pubblica.
Certo un percorso agevolato ed un supporto grazie agli interventi, lo ripeterò sempre, del Consigliere Barbero e del dott. De Franceschi, senza dimenticare l’avv.to Andrea Saccone, che ha avuto la costanza di studiare e approfondire la complessa vicenda amministrativa, a lui un grande merito per aver saputo individuare interpretare applicare norme, seguendo tutte le fasi del percorso e tutelando Amministrazione e la Cittadinanza, ed il gen.le Cesare Patrono per i rapporti con l’ambiente militare proprietario di una parte dell’area.
Creammo quindi la squadra, il fin, il percorso stringendo al massimo, i tempi che sfido ancor oggi poter trovare in altre realtà né precedenti né successive, se non tramite Commissari straordinari ed in situazioni d’emergenza.
Una nota personale quale precursore delle attenzioni alle spese per la collettività: tutti gli spostamenti per Roma, Massa Carrara, Milano e altrove cosi come per quelli all’estero per gemellaggi e quant’altro, sono sempre stati a carico personale del sottoscritto e l’emolumento da Sindaco devoluto alle necessità dell’amministrazione o direttamente al sociale, motivo per cui non sussistevano nemmeno ragioni d’interesse personale che potessero indurmi alla carica di Sindaco.
Sono rimasto, volutamente in disparte, al momento dell’inaugurazione del nuovo ospedale: il mio mandato non venne elettoralmente confermato per non aver accettato incoerenti compromessi o tessere di partito, con quanto di obbedienza ne derivava, tuttavia l’Ospedale era andato in porto, cosi come il recupero del Palazzo Oddo, la messa in sicurezza degli argini, l’ampliamento delle scuole Paccini, il ponte sul Carenda, le scuole di Campochiesa, la logistica con i nuovi capannoni per la Protezione Civile ed i cantonieri, le rotatorie, la videosorveglianza, fognature, acquedotto, la costruzione di undici alloggi “casa albergo” in Regione Rapalline, tutti obiettivi raggiunti anzi battaglie stravinte, perché di vere e proprie battaglie si trattava ancorché verbali dalle quali sovente uscivo moralmente avvilito perché la cattiva politica o la “gelosia” si contrapponevano all’attività, comunque vittorioso.
Ho lasciato, sempre che qualcuno avesse intendimento di portarli a compimento, i progetti del ponte pedonale sul Centa, il cimitero di Salea, il teatro di Piazza Corridoni, lo spostamento della ferrovia, il recupero delle aree e del centro storico, il museo navale, tanti altri progetti già nel cassetto in attesa di essere finanziati.
Solamente il Sindaco avv. Tabbo’ mi rese merito ufficialmente, in occasione della inaugurazione dell’Ospedale; un Sindaco che certamente non condivideva buona parte del mio pensiero politico ma corretto, informato “galantuomo”, ed il Presidente del Consiglio Di Stilo che visse in prima linea, ancorché giovanissimo, il percorso e l’impegno profuso dalla mia Amministrazione.
Non entro nel merito, in quanto meramente sanitario, del Pronto Soccorso, lascio ai competenti; tuttavia, per esperienza diretta, ritengo che debba essere il servizio a portarsi sul luogo della necessità, leggi elisoccorso. Un medico in pronto intervento con mezzi e collaboratori specializzati, per stabilizzare infortunato o ammalato grave, salva delle vite intervenendo prontamente dirottando poi l’infortunato presso le strutture altamente specializzate, oltre a permettere un considerevole risparmio economico in giornate di ricovero, spostamenti, attese. È la ragione per la quale ritengo che una delle strutture primarie, a progetto e non realizzato nel completamento dell’Ospedale di Albenga, sia, infatti l’eliporto H 24, oggi più che mai fondamentale per la sicurezza della collettività… alla sua assenza non può totalmente sopperire una realtà come la nostra “Bianca” seppur con la passione, dedizione, capacità del suo volontariato, che danno un contributo insostituibile spesso inascoltato nonostante la conoscenza della materia, del territorio, delle esigenze.
Un neo per l’Ospedale, certo potrei citarne alcuni a fronte di innumerevoli fattori positivi, ma l’amarezza mi assale, certamente perché la politica della sterile , polemica ha ormai preso il sopravvento sulle reali necessità della collettività, spesso affidandosi, come in altri ambienti, ad incompetenti.
Fortunatamente, come in tutte le Amministrazioni, operano alcuni dirigenti seri, collaboratori preparati, con il difficile compito di portare avanti iniziative condivise e corrette, senza affossare per contrapposizioni ideologiche o di semplice appartenenza di schieramento.
Buon lavoro dott. Ciangherotti, nessuno potrà mai accusarla di non essersi mosso a tutela degli interessi della collettività, a volte esagerando su determinate posizioni ma, ne sono certo, in buona fede.
“Ad maiora”
Mauro G. Zunino
Fuori le mura 29 Settembre 2022
C.S.
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