L’agroalimentare italiano è un elemento di traino per l’intera economia nazionale: per sostenere crescita e nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività delle produzioni locali, che in Liguria contano, tra le altre, olio, vino e pesce della nostra costa.
È quanto commenta Coldiretti Liguria a seguito dell’incontro di Coldiretti al Viminale con il Vicepremier Matteo Salvini, dove è stato proposto un pacchetto di misure che va dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine in tutti gli alimenti al superamento e dire basta al segreto di Stato sulla destinazione delle importazioni agroalimentari, allo sblocco delle infrastrutture per favorire il trasporto delle merci, fino alla revisione degli accordi di libero scambio sulla base di principi di equità.
“A livello nazionale l’agroalimentare vale 205 miliardi e rappresenta il 12% del Pil – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – ma è soprattutto un elemento di traino per l’intera economia all’estero, dove rappresenta uno dei veri simboli del Made in Italy. La notorietà dei prodotti Liguri deriva dalla qualità e dal duro lavoro degli imprenditori, che custodiscono e mantengono vivo il territorio regionale. Per fare in modo che venga riconosciuto il giusto valore all’agricoltura e alla pesca del nostro territorio occorre dare ai consumatori la possibilità di scegliere consapevolmente la propria spesa, avendo così la possibilità di sostenere il lavoro e l’economia nazionale, con un sistema di etichettatura chiara che impedisca di spacciare come Made in Italy prodotti che inquinano, sfruttano il lavoro minorile e sono pericolosi per la salute. Sui mercati esteri è invece importante valorizzare il ruolo e il lavoro dell’ICE (Istituto per il commercio estero) a sostegno delle vere produzioni Made in Italy un comparto che conta 41,8 miliardi di euro di esportazioni e 1,3 milioni di addetti a livello nazionale. E infine per agevolare le nostre imprese, in un momento difficile per l’economia come quello dove ci troviamo, occorre snellire la burocrazia, per cercare di ridurre i costi per le imprese e puntare sull’alternanza scuola lavoro per una reale formazione dei giovani, in modo da colmare il divario con il resto della UE. Solo così si potrà dare un reale slancio ai nostri territori e alle nostre produzioni, che vanno custodite e valorizzate quali segni della nostra storia e cultura.”
c.s.
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