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Daniela Borriello (Coldiretti Impresapesca Liguria): «L’accordo conseguito in Consiglio, se verrà ufficializzato, può rappresentare una prima vittoria importante per tutto il settore»

Savona. «Le nuove disposizioni si avviano verso la fase di ufficializzazione, ma, per il futuro, serve un nuovo sistema, diverso dal fermo biologico, che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie». L’accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo per il Fermo Pesca 2021 sembra ora orientarsi su una riduzione delle giornate lavorative dei pescherecci del 7,5%, mentre la proposta inizialmente avanzata dalla Commissione europea era quella di stabilire un calo del 15% , percentuale che avrebbe negativamente condizionato anche le marinerie liguri in un anno già influenzato dagli effetti della pandemia in corso.

Un compromesso frutto di un’articolata mediazione che ha visto prolungarsi le trattative relative alla pesca sugli argomenti più scottanti, Brexit e Mediterraneo, con un braccio di ferro tra Commissione da una parte e l’Italia, Francia e Spagna dall’altra.

«L’accordo conseguito in Consiglio, se verrà ufficializzato afferma Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresapesca Liguria – può rappresentare una prima vittoria importante per tutto il settore, già provato da quest’anno di pandemia per effetto di produzione invenduta, soprattutto al canale della ristorazione, e perdite economiche derivanti dal crollo dei prezzi. Ogni anno il fermo pesca suggella a rotazione, su tutte le marinerie italiane, il blocco delle attività dei pescherecci che effettuano pesca a strascico, per 30 giorni consecutivi, ma il giudizio sull’assetto del fermo pesca 2020 non può essere positivo, poiché la misura continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle nostre imprese e dei redditi, soprattutto per il ritardo nei pagamenti da parte degli enti preposti dei fermi pesca già effettuati in precedenza. Non aumentare in modo considerevole i giorni di stop è già un primo importante risultato, ma siamo convinti che servano strategie più rispondenti alle esigenze della nostra flotta come, ad esempio, la gestione delle giornate di pesca in maniera autonoma dalle singole imprese, nonché un sistema di gestione dello sforzo di pesca mediante conteggio di monte ore gestite sempre dall’impresa e non a calendario, visto che le nostre barche non stanno un’intera giornata in mare e che, se non viene portato a terra nulla, la giornata è contata comunque come uscita di pesca».

«La prima proposta di Consiglio ormai scongiurata, – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – avrebbe di fatto portato l’attività di pesca al di sotto della sostenibilità economica, non permettendo alle nostre imprese di continuare a generare economia, sostenere i bilanci e l’occupazione, in un settore che non possiede peraltro un sistema di ammortizzatori sociali in grado di compensare le interruzioni prolungate di produzione nell’arco dell’anno solare. Serve sostenere i nostri pescatori ed evitare che le imprese subiscano ulteriori restrizioni, che rischiano solo di minarne la sopravvivenza e aprire ancora di più all’arrivo di pesce straniero sulle nostre tavole, pesce che non ha nulla a che vedere con la qualità e freschezza di quello del nostro mare».

c.s.

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