De Petris: «Con l’interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Interno, viene affrontata una questione urgentissima sotto il profilo sanitario.»
«Le associazioni ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia segnalano il grave problema del dilagare dell’attività venatoria anche nelle zone rosse e arancioni, nonostante i divieti e le prescrizioni imposte dal più recente DPCM, e dal comune buon senso e responsabilità, in merito alle numerose, ed inaccettabili, deroghe per poter esercitare la caccia in ogni sua forma e senza limiti, compresa quella, particolarmente pericolosa per la diffusione del Covid-19, in forma collettiva come braccata e girata al cinghiale». Il problema è stato sollevato in una puntuale e dettagliata interrogazione presentata della Senatrice De Petris.
«Con l’interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Interno, viene affrontata una questione urgentissima sotto il profilo sanitario. Con il pretesto del controllo numerico del cinghiale alcune Regioni, sollecitate dalle associazioni venatorie, che chiedono di poter sparare come se non vi fosse una emergenza sanitaria in corso, stanno interpellando i Prefetti al fine – in alcuni casi incredibilmente ottenuto – di autorizzare braccate e girate, che creano consistenti assembramenti di decine persone in luoghi remoti, non controllati, spesso con ultrasessantenni particolarmente “sensibili” ai contagi. Persone che torneranno a casa, in famiglia e tra gli amici, con elevato rischio di diffusione del virus».
Occorre specificare che braccata e girata sono forme di caccia e che quindi sono attività ludico ricreative non finalizzate di certo al controllo numerico, che fa parte della gestione faunistica, materia estranea alla caccia e su cui vi è l’art. 19 della legge 157 del 1992 a definirne le modalità.
«È del tutto fuori luogo che le associazioni venatorie facciano pressioni per riprendere la caccia come se nulla stesse accadendo nel nostro Paese, dimostrando gravissima irresponsabilità in un momento dove gli italiani stanno compiendo sacrifici enormi, sia professionalmente, sia personalmente. Alle Regioni e ai Prefetti chiediamo il rispetto dei DPCM, dei cittadini e della comunità scientifica che ha già sottolineato la pericolosità di inutili assembramenti – concludono le associazioni –.Chiediamo a nome di milioni di italiani che il Governo e in particolare i Ministri interrogati, intervengano al più presto».
c.s.
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