«Salgono a circa 270mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi con le nuove regioni arancioni e rosse per una perdita di fatturato mensile di almeno 5,3 miliardi ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino». È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore dell’Ordinanza del ministero della Salute che istituisce nuove regioni rosse e arancione e lascia gialle, ovvero con un basso livello di allerta, solo Lazio, Veneto, Molise, Sardegna e Provincia di Trento.
«La serrata imposta dalle misure anti contagio si estende a regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente quasi 3 locali su 4 (74%) di quelli esistenti in Italia compresi – evidenzia la Coldiretti – circa 20mila agriturismi».
«Tra le nuove regioni rosse in Toscana sono colpiti 22500 ristoranti e bar e in Campania 32500 mentre per quanto riguarda quelle arancioni – precisa la Coldiretti – la chiusura riguarda in Friuli Venezia Giulia più di 7mila realtà della ristorazione, nelle Marche 8500 e oltre 25mila in Emilia Romagna».
«Nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità – sottolinea la Coldiretti – sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche – continua la Coldiretti – è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove – evidenzia la Coldiretti – le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto».
«Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione»
In questo contesto è importante il via libera alle domande per il bonus di filiera Italia per l’acquisto di prodotti Made in Italy a sostegno della ristorazione attraverso il Portale della ristorazione (dal 15 al 28 novembre 2020 o presso gli sportelli degli uffici postali dal 16 al 28 novembre 2020 negli orari di sportello). «Del bonus – spiega la Coldiretti – potranno beneficiare non solo i ristoranti, le mense e chi svolge attività di catering su base continuativa (ossia coloro che forniscono pasti presso ospedali, scuole, industrie), ma anche gli agriturismi, le attività di catering e banqueting per eventi e gli alberghi che somministrano cibo».
«Al Fondo per la filiera della ristorazione per il 2020 – sottolinea la Coldiretti – sono stati stanziati 600 milioni finalizzati alla erogazione di un contributo a fondo perduto per l’acquisto, effettuato dopo il 14 agosto 2020, di prodotti di filiere agricole e alimentari, inclusi quelli vitivinicoli, anche DOP e IGP, valorizzando la materia prima di territorio anche attraverso l’acquisto di prodotti in vendita diretta dalle aziende agricole. Il beneficiario – continua la Coldiretti – è tenuto ad acquistare almeno tre differenti tipologie di prodotti agricoli e alimentari e il prodotto principale non puo’ superare il 50 % spesa totale sostenuta mentre il contributo non puo’ mai essere superiore all’ammontare complessivo degli acquisti che non puo’ essere inferiore ai 1.000 euro ne superiore a 10.000 euro (esclusa IVA)».
c.s.
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