Sanremo. Dinnanzi ad un pubblico molto attento, si è svolto al Teatro Centrale l’atteso convegno su Orazio Ramondo, uomo libero e di buoni costumi, grande figlio di Sanremo, avvocato, sindaco, deputato al Parlamento, socialista, massone, in occasione del 100° anniversario dalla morte, organizzato dalla Loggia Giuseppe Mazzini n. 98 di Sanremo (Grande Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani). Contestualmente, è stato presentato il volume “Orazio Raimondo, uomo libero e di buoni costumi” (Edizioni Leucotea) edito per richiamare all’attenzione del lettore i documenti e le parti di pensiero politico che più hanno caratterizzato la vita dell’illustre concittadino.
Tutti i relatori hanno sottolineato l’eccezionalità del personaggio: «Orazio Raimondo è stato il figlio prediletto di Sanremo – ha affermato Massimo Donzella, Assessore ai lavori pubblici del Comune, intervenuto in rappresentanza della Amministrazione comunale –, era il nipote di Giuseppe Biancheri, onorevole, realizzò molte opere e ebbe una straordinaria visione per le infrastrutture e le vie di comunicazione. Era noto per l’eleganza del pensiero. Ricordarlo è un merito, che l’Amministrazione comunale vi riconosce».
«Ció che più mi ha colpito studiandolo – ha proseguito l’Avv. Luigi Cocchi, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Genova – è la personalità completa, complessa, vivacissima, non convenzionale, libera nel pensiero e nelle espressioni. Orazio Raimondo sposó proattivamente la linea dell’interventismo, a sottolineare la sua libertà di pensiero rispetto al Partito Socialista. Fu un grandissimo avvocato e un grandissimo oratore. La sua capacità di convincimento era straordinaria. Durante il processo Tiepolo, riuscì a convincere i giudici che quel fatto non costituiva reato. Quando andò a Pietroburgo, con la sua mimica e la gestualità straordinaria, venne applaudito per la capacità di trasmettere il suo pensiero, anche se espresso in italiano a un uditorio composto da russi. Un grandissimo avvocato che ha dato lustro all’Avvocatura ligure».
Breve ma efficace l’intervento di Giovanni Anania, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria: «Questa è una iniziativa che porta lustro alla nostra istituzione. Orazio Raimondo uscì dal Psi perché Benito Mussolini aveva imposto la scelta tra partito e massoneria e egli scelse di rimanere ciò che era. Dobbiamo lasciare ai posteri il testimone, prendendo spunto da persone come Orazio Raimondo, per meritarci di essere ricordati nel futuro».
Lo storico sanremese Gerson Maceri, rileggendo le cronache dell’epoca tratte dal “Pensiero di Sanremo” ha descritto in modo non convenzionale la Sanremo in cui ha vissuto Orazio Raimondo: «Esiste una letteratura ampia che ci offre la solita sequela della magnificenza sanremese. Quando Orazio Raimondo diventa Sindaco, Sanremo era una piccola città, nel 1905 aveva 23.000 abitanti. La città era compresa tra rio Foce e torrente San Martino, Capo Nero era deserta. C’erano elementi di forte degrado, prima fra tutte la Pigna, o come la discarica a cielo aperto del torrente San Francesco. All’alba del 1900 Piazza Bresca assomiglia all’arca di Noè, ospita animali da cortile e da fattoria. Sulle alture la transizione agricola avviene più lentamente di quanto è stato poi narrato, nonostante l’impulso di Mario Calvino. In città vigono ancora comportamenti poco edificanti come lo “sciarivarì” e la piaga della mendicità infantile. Persiste infine una strisciante insofferenza nei confronti dello straniero».
Molto interessante l’intervento di Leone Pippione, presidente della Famija Sanremasca: «Alla base dell’azione di Orazio Raimondo c’è una profondissima cultura, derivante dallo studio approfondito della storia, della letteratura, della religione e dei classici che leggeva in greco e latino. La sua capacità deriva da questo grande patrimonio di studi di ogni tipo. Fu un ragazzo e poi un uomo prematuro negli studi. A quei tempi vigevano governi reazionari come era reazionario Umberto I. Lui è un giornalista, fonda un giornale a Tortona, dove era stato esiliato. A Sanremo nel 1896, viene eletto Augusto Mombello, il primo Sindaco socialista d’Italia. Orazio Raimondo fonda “la parola del socialista sanremese”. Diventa consigliere comunale e poi Sindaco sulla scia di Mombello, continua il suo programma. Le strade, la filovia, la antica Amaie, porta i servizi di base, acqua, luce, collegamenti stradali, il raddoppio della ferrovia da Sanremo a Ventimiglia, con lo scopo di portare a Sanremo gli inglesi che erano sulla Costa Azzurra. Collega Nizza fino a Sanremo. Si dedica molto alla pubblica istruzione, Sanremo è la prima città in Italia che dà la mensa alle scuole. Pensa alle case per gli operai, pensa alle case per i poveri, avvicina la classe medica a Sanremo. Pubblicizza il sole di Sanremo per la cura della tisi che era la malattia del secolo. Sanremo “ville d’air”, città curativa, lancia il turismo invernale, solo più tardi prende piede la stagione estiva. Ma come sempre succede, i Sindaci a Sanremo sono amati dopo che sono morti, successe anche a Pietro Agosti. Nel 1908 si dimette perché perde la maggioranza del consiglio comunale. In seguito muore il suo potentissimo zio On. Giuseppe Biancheri. Non si lascia abbattere e diventa deputato nel 1913. È un deputato di provincia che arriva a Roma e si fa notare con la replica al discorso della corona di Giolitti. Poi, come già detto, le vicende del Partito socialista, l’uscita dal Partito, l’interventismo. Nel 1918 cambia la legge elettorale, si presenta e viene eletto. Nel 1919, indebolito nel fisico trascurato, va a Palermo per un processo (“bisogna pensare alla casseruola”) e torna molto debole, probabilmente per una nefrite. A fine anno si ammala e ai primi del 1920 muore. Ai suoi funerali partecipano oltre 20.000 persone. È stato un personaggio monumento della città».
Sergio Monticone, Primo gran sorvegliante del Grande Oriente d’Italia, ha tratto le conclusioni, ricordando anch’egli l’eccezionalità del personaggio e portando i saluti del Gran Maestro Stefano Bisi, impossibilitato a partecipare per motivi famigliari. Presente in sala anche l’Avv. Renzo Brunetti, Gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia (Palazzo Giustiniani), vice presidente dell’Associazione italiana mazziniani.
Orazio Raimondo (Sanremo, 6 giugno 1875 – Sanremo, 11 gennaio 1920), fu un enfant prodige, si laureò precocemente e già a 20 anni si dedicò alla professione di avvocato. A 31 anni divenne Sindaco di Sanremo e a 38 venne eletto deputato del Regno. Nel 1914 lasciò il Partito Socialista in seguito alla decisione di considerare incompatibii l’adesione al partito con l’iscrizione alla massoneria. Anni prima fu iniziato nella Loggia Giuseppe Mazzini, di cui divenne Maestro Venerabile nel 1905. Avvocato penalista, insuperabile nell’arte oratoria, difese la Contessa Tiepolo in un processo che ebbe risonanza nazionale. In Parlamento divenne famoso per il memorabile intervento in risposta al discorso della Corona, tanto che lo stesso presidente del Consiglio Giolitti, al quale era rivolta la replica, espresse il desiderio di conoscerlo personalmente. Amministratore capace, uomo politico raffinato, seppe contrastare la deriva dell’ideologia mussoliniana ancora in seno al Partito Socialista.
La Loggia Giuseppe Mazzini di Sanremo è nata il 2 aprile 1900, quando 7 fratelli Maestri stilarono e sottoscrissero il verbale di fondazione; il solenne innalzamento delle colonne avvenne il 5 maggio dello stesso anno, Agostino Rubino fu il primo Maestro Venerabile. Tra le più antiche d’Italia, tra i suoi aderenti sono da ricordare GioBatta e GioBernardo Calvino, Mario Calvino, Franco Alfano, Leonardo Bistolfi, Alfrdo Cremieux, Vincenzo Pesante, Ugo Janni, Riccardo Stracciari, Giovanni Battista Guglielmi, Pietro Donato, oltre allo stesso Orazio Raimondo.
c.s.
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