Coltivazione, trasformazione e commercio per soddisfare i bisogni dei pazienti, potrebbe avvenire anche in Italia
Alimenti, fibre, materiali per l’edilizia, bioplastiche, cosmetici ma non solo: la cannabis è da tempo utilizzata nel trattamento di malattie degenerative e reumatiche con buoni risultati, e a breve, tale coltivazione, trasformazione e commercio per soddisfare i bisogni dei pazienti, potrebbe avvenire anche in Italia e garantire un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10mila posti di lavoro dai campi ai flaconi.
E’ quanto afferma Coldiretti Liguria, riportando il dato di Coldiretti dove si specifica che in tutta Italia sarebbero da subito disponibili mille ettari di terreno in coltura protetta, utilizzando le serre abbandonate o dismesse, sparse su tutto il territorio, a causa della crisi nell’ortofloricoltura. Questa coltura moderna permetterebbe di uscire dalla dipendenza dall’estero, riducendo al minimo i livelli d’importazione che al contrario nell’ultimo periodo, sono aumentati, ad esempio, del 50% dall’Olanda.
“Portare avanti – affermano il Presidente di Coldiretti LiguriaGianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – un progetto di filiera italiana al 100 per cento, che unisca l’agricoltura all’industria farmaceutica, potrebbe essere un grande passo avanti per l’economia agricola italiana e per quella modernizzazione che le si richiede: adattarsi alle esigenze sempre nuove del mercato è di fondamentale importanza per il settore cardine del Made in Italy. La filiera controllata che si verrebbe a creare sarebbe una garanzia per il consumatore-paziente: la cannabis a km0 sarebbe tracciabile come ogni altro prodotto delle nostre imprese e per essere commercializzata dovrebbe superare i nostri controlli e parametri. Al momento la cannabis ad uso terapeutico in Italia è prodotta solo presso lo Stabilimento farmaceutico militare di Firenze, ma non è evidentemente sufficiente visti gli ancora alti livelli d’importazione. In Liguria nell’ultimo periodo sono state numerose le aziende che hanno iniziato a sperimentare questa coltivazione a scopi florovivaistici, con un contenuto di Thc, a norma di legge, inferiore al 0,2%. Convertirne la coltivazione per uso terapeutico sarebbe semplice per queste aziende produttrici e, dal momento che, è una pianta che si adatta bene al clima della nostra Regione e non necessità di molto terreno per avere rese significative, potrebbe rappresentare un punto di svolta per molte altre aziende del territorio ligure, che potrebbero trarre grandi benefici dal nuovo commercio”.
C.S.
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